Meta e TikTok contestano una tasse UE pro moderazione

Meta e ByteDance contestano una tassa proposta dall'Unione Europea per la moderazione dei contenuti online, sottolineando la discrepanza nel metodo di calcolo che favorisce le aziende in perdita.

Meta e TikTok contestano una tasse UE pro moderazione

Meta e ByteDance, le società dietro a piattaforme online di rilevanza globale come Meta (ex Facebook) e TikTok, stanno attualmente contestando una tassa proposta dall’Unione Europea volta a finanziare la moderazione dei contenuti online.

Secondo il Digital Services Act (DSA) dell’UE, le grandi aziende con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’UE devono contribuire a un fondo comune per la supervisione delle piattaforme online più grandi. Meta è stata la prima a presentare ricorso contro questa tassa, seguita da ByteDance un giorno dopo. Il DSA richiede alle società designate di contribuire a un fondo di 45,2 milioni di euro destinato alla supervisione delle cosiddette “Very Large Online Platforms” (VLOP) e dei due “Very Large Online Search Engines” (VLOS).

Il contributo di ciascuna azienda è calcolato in base al numero di utenti e non può superare lo 0,05% dei profitti netti del 2022. Tuttavia, Meta ha contestato il metodo di calcolo, sottolineando che le aziende in perdita non sono tenute a pagare, anche se hanno un grande numero di utenti o rappresentano un notevole carico di lavoro per la regolamentazione.

La questione ha sollevato polemiche perché alcune aziende con margini di profitto esigui o nulli non dovranno pagare nulla, mentre altre come Meta e ByteDance potrebbero dover affrontare costi significativi. Meta ha già ricevuto una “bolletta” di 11 milioni di euro, mentre ByteDance non ha ancora reso noto l’importo del suo contributo. Il DSA è entrato in vigore nel 2023, designando Meta e ByteDance come VLOP insieme ad altre importanti piattaforme online come Google e X (ex Twitter).

Oltre alla tassa, queste società sono tenute a rispettare una serie di normative riguardanti la trasparenza pubblicitaria, la moderazione dei contenuti, la condivisione dei dati con la Commissione Europea e la collaborazione con un audit indipendente annuale. Il ricorso presentato da Meta e ByteDance potrebbe influenzare non solo le loro operazioni, ma anche il modo in cui l’UE gestisce la regolamentazione delle piattaforme online. Resta da vedere se le loro argomentazioni saranno accolte e come ciò potrebbe impattare sulle altre aziende coinvolte.

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