La nota parental company Meta, controllante di alcune delle più note piattaforme social al mondo, è finita nuovamente al centro dell’attenzione per una querelle con le istituzioni europee, ma anche a causa di un suo ex dipendente che l’ha citata in tribunale.
Il primo motivo di preoccupazione per Meta coinvolge Facebook e Instagram. Come noto, sino al 2020 le due piattaforme potevano trasferire senza problemi i dati oltreoeano, negli USA, grazie alla legge del “Privacy Shield”: lo stesso anno, però, le autorità europee hanno annullato l’accordo, temendo che alle forze dell’ordine locali potesse essere concesso un troppo facile accesso ai dati degli utenti europei. Nel Marzo 2022, Meta aveva riferito all’ente SEC del suo timore che, in tale vuoto normativo, dovesse interrompere l’erogazione di alcuni servizi, tra cui le due piattaforme menzionate.
Nelle scorse giornate vi è stato il pronunciamento anche del garante della privacy irlandese, che ha annunciato a quello europeo che prossimamente interromperà il flusso di dati di Meta dall’Europa agli USA: Menlo Park si è subito pronunciata in merito, premettendo che tale decisione immortala una situazione di conflitto tra le leggi europee e statunitense che, però, è in via di risoluzione, visto che è stato già raggiunto un primo accordo per un nuovo quadro legislativo che normi a dovere il transito dei dati oltreoceano, permettendo a Meta di tener unite community, economie e famiglie.
Il secondo motivo di preoccupazione per Meta Platforms deriva da un suo ex dipendente, Brennan Lawson, un veterano della US Air Force assunto nel team di gestione dell’escalation del rischio: nel corso di una riunione del suo gruppo di lavoro tenutasi nel 2018, Lawson (nomen omen), venne a conoscenza di un protocollo di back-end che poteva permettere di aggirare le restrizioni della privacy e dare accesso ai messaggi cancellati su Messenger, offrendo quindi supporto alle forze dell’ordine nel corso di indagini su individui sospetti.
Nel corso di alcune riunioni successive, l’ex dipendente di Meta lamentò che il nuovo protocollo avrebbe potuto interferire con un ordine del 2012 della FTC, che imponeva alla sua azienda la massima trasparenza con gli utenti in fatto di archiviazione dei dati, senza dimenticare le severe restrizioni europee in fatto di diritto all’oblio.
L’uomo è stato poi licenziato nel 2019, con la motivazione di aver usato uno strumento amministrativo e le sue credenziali per aiutare sua nonna a recuperare il proprio account hackerato: ovviamente, è seguita un’azione legale in cui Lawson sostiene di essere stato licenziato con una scusa, in realtà per le sue lamentele, con la conseguenza che ora chiede 3 milioni di dollari per danni punitivi, dacché è restato per 18 mesi senza lavoro anche a causa della scarsa valutazione conferita alle sue prestazioni. Interpellata in merito, a Gizmodo Meta ha dichiarato: “Queste affermazioni sono prive di merito e ci difenderemo vigorosamente da esse“.