L’estate e l’autunno del 2025 segnano una svolta storica per il mondo digitale italiano: l’istituzione dell’albo nazionale degli influencer. La notizia, che ha rapidamente fatto il giro del web e scosso la community dei creatori di contenuti, si inserisce nel grande capitolo delle regolamentazioni digitali, un campo in cui l’Italia diventa per certi aspetti pioniera a livello europeo.
Le prime avvisaglie ufficiali si hanno il 23 luglio 2025, quando l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) approva la Delibera n. 197/25/CONS. Con essa, non solo viene ratificato il nuovo Codice di Condotta a cui dovranno attenersi i cosiddetti “influencer rilevanti”, ma si gettano le basi per la nascita di un vero e proprio albo professionale.
Negli ambienti di settore la notizia era nell’aria da tempo, e molti esperti ne avevano anticipato gli effetti, ma è solo nei giorni successivi, con la pubblicazione dei documenti ufficiali e la relativa comunicazione sui canali AGCOM, che il provvedimento acquisisce concretezza e comincia a circolare fra media, addetti ai lavori e, soprattutto, tra milioni di follower sui social network.
Il vero boom d’attenzione arriva nel presente novembre 2025, in particolare il 5 novembre, data in cui viene attivato il portale online per l’iscrizione e l’AGCOM diffonde una nota che chiarisce criteri, tempistiche e sanzioni. Gli influencer che superano 500.000 follower su una singola piattaforma, oppure un milione di visualizzazioni medie mensili, hanno l’obbligo di iscriversi all’albo: chi non lo fa rischia sanzioni molto rilevanti, con multe che possono partire da 103.000 euro e, in casi di particolare gravità, arrivare sino a 250.000 o addirittura 600.000 euro nei casi di violazioni particolarmente pericolose per i più giovani o per la sicurezza pubblica.
L‘albo nasce con due grandi obiettivi: promuovere la trasparenza e la correttezza nella comunicazione commerciale degli influencer – spesso chiamati a svolgere un ruolo paragonabile a quello di veri e propri media digitali – e, soprattutto, tutelare i consumatori, in particolar modo i minori. Non si tratta soltanto di un elenco burocratico, bensì di un vero e proprio strumento di controllo che eleva il livello di responsabilità degli influencer, riconoscendo formalmente il loro impatto sociale e commerciale. I commenti nei giorni immediatamente successivi all’annuncio non si fanno attendere: parte della categoria saluta la novità come una doverosa forma di tutela e un passo verso una professionalizzazione più matura del settore, capace finalmente di far emergere chi opera con correttezza da chi improvvisa campagne poco trasparenti.
Altri creator e molte agenzie, invece, esprimono preoccupazione per la burocrazia e i costi legati all’iscrizione e alla gestione della propria visibilità. Non manca chi teme che la misura scoraggi i giovani a intraprendere nuove carriere digitali, introducendo paletti rigidi in un universo notoriamente fluido.
Cosa succede ora? Nei fatti, l’Italia diventa apripista in materia, mentre molti Paesi europei osservano con attenzione il modello AGCOM e il possibile sviluppo di albi simili presso le rispettive autorità di garanzia. Nei prossimi mesi sarà da verificare l’efficacia delle nuove regole sul campo: la speranza degli operatori corretti è che l’albo garantisca maggiore trasparenza, più tutele per il pubblico e una crescita professionale del settore. Di certo, una nuova epoca per la creator economy italiana è appena iniziata e il dibattito sulle sue regole è solamente all’inizio.