Repubblica ha riportato oggi la notizia di un’iniziativa targata Antonio Campo Dall’Orto – l’attuale direttore generale della RAI TV – che potrebbe scuotere le vorticose fondamenta dello streaming online che, giusto il 22 Ottobre, si appresta ad accogliere anche in Italia Netflix.
In particolar modo di tratta del progetto SVOD (Subscription Video on Demand) che prevederebbe di dotare anche la televisione di Stato di una piattaforma di contenuti online, on demand ed a pagamento, in diretta concorrenza con Infinity, Netflix, Tim Vision, Sky Online e Chili Tv.
La piattaforma in questione prevederebbe di mettere a disposizione degli utenti, via computer, tablet, smartphone e smart TV, tutto ciò che attualmente è custodito nelle Teche Rai, l’immenso patrimonio televisivo pieno zeppo di vecchie serie tv, sceneggiati (anche Padre Brown recitato molto bene da Renato Rashel), documentari, interviste e tribune politiche. Attualmente molti di questi contenuti, ma non tutti, sono disponibili su YouTube in forma non legale e sullo stesso portale RAI ma in percentuale assai esigua.
Con la nuova piattaforma, invece, si dovrebbe poter accedere a tutto ciò che è mai stato girato e prodotto e registrato dall’emittente di Stato, magari anche ai tempi dell’EIAR. Oltre a ciò si potrebbero sempre aggiungere nuove serie tv, produrre nuove programmi da offrire in esclusiva agli utenti di questa piattaforma.
Attualmente il progetto SVOD non è che una chimera, un’idea: ci vorranno almeno 6 o 10 mesi per poter varare tale piattaforma che, infatti, va costruita da zero. Nel frattempo sono stati già avviati alcuni contatti preliminari con potenziali fornitori come Accenture, Ericsson, Pixel e l’italiana Tiscali.
Il passo successivo sarà avviare una discussione in Parlamento per varare una norma ad hoc che permetta alla RAI di diventare, almeno in parte, una Pay Tv: anche il Contratto di Servizio e la Convenzione con lo Stato dovrebbero essere sottoposti ad opportuni adeguamenti.
Il tempo, d’altronde non manca: l’importante è non perdere il treno dello streaming online che potrebbe costituire un’occasione irripetibile per incrementare gli introiti dell’emittente di Stato (si parla di qualcosa come 60 milioni di euro).