La Cina sospende la connessione web agli utenti di Whatsapp e Telegram

Secondo un rapporto dell'EFF, la Cina minaccerebbe gli utenti sorpresi ad usare messenger come Whatsapp e Telegram, o programmi di VPN per aggirare il Great Firewall. Tra le misure adottate, la perquisizione degli smartphone e la sospensione della connessione

La Cina sospende la connessione web agli utenti di Whatsapp e Telegram

Ci si lamenta spesso, almeno in Occidente, che i software utilizzati tutti i giorni per le nostre comunicazioni non siano molto sicuri in termini di privacy. In Cina, evidentemente, la pensano diversamente: secondo la EFF (Electronic Frontier Foundation), un’organizzazione no-profit che si occupa di diritti digitali in internet, la Cina avrebbe iniziato a censurare, e perseguire, gli utenti che avrebbero installato, sui loro smartphone, applicazioni come Whatsapp, Telegram ed i servizi di virtual channeling noti come VPN

Secondo il rapporto della EFF, tutto sarebbe nato nella regione Xinjiang, abitata dalla minoranza mussulmana degli Uighuri: qui, già dal 2009, il governo di Pechino attua una feroce repressione dell’identità culturale e religiosa locale attraverso l’arresto di vari blogger ed editori, e tramite il Great Firewall, una sorta di muraglia cinese digitale per il filtraggio dei contenuti internet. La popolazione del posto, per sfuggire a questo controllo asfissiante, per potersi informare e per fare sapere al mondo la propria tragedia, è ricorsa a software crittografati come Telegram e Whatsapp ed alle reti anominizzatrici VPN (Virtual Private Network, tipo Hola).

Pechino non ha tollerato la cosa e ha proceduto ad individuare coloro che usavano tali programmi (Whatsapp e Telegram) o che ricorrevano alle VPN e ha chiesto agli operatori telefonici di…staccare la connessione. Se ne sono accorti alcuni abitanti della succitata regione dello Xinjiang i quali sono stai invitati a recarsi al locale commissariato di polizia per poter ottenere, dietro una pesante ramanzina, lo sblocco della propria connettività Internet. Per la verità la prassi in questione, spiega la EFF, si sta estendendo anche ad altre zone della Cina: un utente di un’altra regione, a Novembre, venne sospeso da internet per aver usato un programma di VPN e, una telefonata non identificabile, lo avvertì di smettere di usare quel dato programma.

Come se non bastasse, un corrispondente del New York Times, ha spiegato che coloro che escono dalla regione dello Xinjang vengono sottoposti a perquisizioni, all’uscita dalla loro enclave, onde verificare il possesso – sui loro smartphone – di determinate applicazioni. In caso la perquisizione vada “a buon fine”, si può incorrere nell’arresto o nel sequestro del proprio terminale. 

In pratica, la censura – in Cina – ha fatto un salto di qualità. Visto che – per il governo di Pechino – determinate opinioni non devono essere espresse nè fruibili alle masse, diventa sovversivo non solo occuparsi di certi argomenti ma anche il possedere taluni software (criptati) di comunicazione. Per questo motivo, secondo la EFF, la Cina ha censurato alcuni utenti che possedevano Whatsapp o Telegram sui propri smartphone, o che avevano scaricato i programmi di VPN onde offuscare le proprie comunicazioni. 

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