La rete internet, un tempo riservata solo ai centri di ricerca, ha permesso a tutti – col passare del tempo – di essere sia fruitori di contenuti che fornitori dei medesimi. Con internet, cioè, si è creato un mercato delle qualità nel quale queste ultime, come i neuroni del cervello umano, sono in grado di connettersi l’una all’altra generando un valore aggiunto per la collettività.
A pensarlo, a quanto pare, è anche la maggior parte degli italiani, secondo un sondaggio della SWG riguardante “accesso a internet, competenze digitali e servizi online della Pubblica amministrazione”. La ricerca in questione, condotta tra il 9 e l’11 Novembre su 2000 persone, ha evidenziato come il 44% delle persone consultate consideri la connessione a internet un servizio essenziale al pari della fornitura di acqua, elettricità e gas mentre il 51% la considera addirittura determinante, come anticipato all’inizio, per lo sviluppo culturale, economico e sociale della comunità.
Questo potrebbe far pensare ad un popolo di persone iperconnesse, in ogni momento a internet. Sbagliato. Dalla ricerca emerge che l’uso di internet non è assiduo (il 40% non si è connesso negli ultimi 3 mesi) e che il 14% degli italiani consultati ritiene di non avere competenze sufficienti per fruire di questo servizio. Per fortuna, almeno il 35% è consapevole che dovrebbe rimpolpare le conoscenze in questione per poter fruire al meglio di questo servizio come già ritiene di poter fare il 41% delle persone testate.
Tenendo conto del fatto che l’Italia è prima in Europa per numero di servizi online erogati dalla Pubblica amministrazione, si verifica uno stride contrasto visto che siamo fanalino di coda per quanto riguarda l’utilizzo, da parte del pubblico, di questi servizi. La causa di questa tendenza, confermata dal 39% delle persone consultate, può essere imputata tranquillamente (almeno dal 29%) al fatto che i servizi digitali, per altro molto dispersi tra loro, sono la riproduzione online della farraginosa burocrazia in presenza. Tant’è vero che il governo, da poco, ha varato il progetto “Italia Log-in” che mira ad essere la casa digitale unificata per il cittadino italiano. Una casa trasparente, come ritiene della essere il 49% dei cittadini coinvolti dalla SWG.
Particolari interessanti della ricerca in questione, infine, hanno riguardato anche la digitalizzazione della scuola e le ricadute in termini occupazionali. In merito alla contributo di tecnologie come tablet e lavagne elettroniche alla formazione didattica, gli italiani sembrano non sbilanciarsi più di tanto con un terzo (30%) che ritiene tale implementazione utile mentre poco più di un terzo (il 35%) concede che possa essere “abbastanza” utile e poco meno di un terzo (il 22%) si mostra alquanto scettico (“poco utile”). Quando alla ricaduta sul lavoro, è parità assoluta (29%) tra chi ritiene che le nuove tecnologie facciano guadagnare posti di lavoro e chi, inversamente, le ritiene sostitutive della manovalanza umana.