I nativi digitali non riconoscono i banner e le notizie sponsorizzate

Da un'analisi dell'Ofcom, istituto indipendente di ricerca sulle comunicazioni, emergerebbe come i giovani non sappiano distinguere i link dai banner e come non siano consapevoli della possibilità che i contenuti, in rete, possano essere sponsorizzati

I nativi digitali non riconoscono i banner e le notizie sponsorizzate

Si sente, molto spesso, parlare dei giovani di oggi come dei “nativi digitali” per sottolineare la precocità con la quale questi ultimi si avvicinano alle nuove tecnologie. Il fatto, tuttavia, che le nuove generazioni siano tecnologicamente precoci, non dimostra che sappiano anche ben utilizzare le tecnologie che maneggiano quotidianamente.

Dello stesso parere sembra essere l’Ofcom, un’autorità indipendente impegnata nell’ambito della comunicazione, che ha pubblicato una ricerca dal titolo “Children and parents: Media use and attitudes report 2015”, disponibile online (pdf: https://goo.gl/aa1rtO) per coloro che fossero interessati ad approfondire.

Nello specifico la ricerca è stata condotta su un campione di ragazzi tra i 5 ed i 15 anni e ha previsto la somministrazione di un test per la consapevolezza delle dinamiche internet. Nel test, ai fanciulli in questione venivano mostrati degli screenshot di una ricerca condotta su Google a proposito dell’argomento “trainers”: la foto che veniva messa davanti ai ragazzi mostrava i risultati della ricerca in questione, mescolando le pubblicità – comunque incorniciate ed evidenziate in colore arancione – e i link davvero rilevanti ai fini informativi.

Ebbene, dalle prove condotte risultava che solo un terzo (31%) dei ragazzi tra i 12 ed i 15 anni riusciva ad identificare correttamente i contenuti pubblicitari, ovvero i banner. La quota sin qui vista scendeva ad appena un quinto di consapevolezza (16%) se si prendevano in considerazione i ragazzi più giovani la cui fascia d’età rientrava tra gli 8 e gli 11 anni.

Nell’ambito della medesima ricerca vi era anche un’altra evidenza a destare una certa preoccupazione. Sempre consultando i dati del rapporto dell’Ofcom, emergerebbe come meno della metà dei giovani sia consapevole del ruolo di Google come inserzionista pubblicitario: questo, forse, spiegherebbe come mai vi sia così poca familiarità, da parte dei giovani utenti della rete, con la tematica dei banner. Ma non solo.

Spulciando i dati della ricerca, si ricava anche come il pubblico giovane della Grande Rete non sia minimamente consapevole (16%) della possibilità di ricavare informazioni errate da una ricerca su Google.

Non parliamo (solo) di bufale ma di notizie il cui contenuto sarebbe decisamente alterato da questioni di “sponsorizzazione”. E qui il pensiero corre alla piattaforma YouTube che, in molti tra i nostri pargoli, tenderebbero a prediligere alla tradizionale TV come mezzo per fruire di contenuti multimediali d’intrattenimento.

Ecco, in questo caso, l’Ofcom ha evidenziato come più della metà dei giovani intervistati non sappia che una web-star possa essere remunerata per recensire o parlare di un prodotto anziché di un altro!

La morale di tutto ciò è chiara e la espone il direttore della ricerche dell’Ofcom, James Thickett, secondo il quale “Internet permette ai bambini di imparare e scoprire nuovi punti di vista e stare collegati con amici e parenti ma questi nativi digitali hanno ancora bisogno di sviluppare le competenze necessarie per navigare nel mondo online“.

Per questo scopo il centro di ricerche menzionato si attiva, da molto tempo, affinché vengano resi più evidenti i fini pubblicitari che si celano dietro alcune forme di comunicazione online. Ma, evidentemente (come il Mentana di Crozza), non è ancora abbastanza…

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