Avete mai notato, usando la webmail di Google (“Gmail”), come – dopo aver mandato email per qualche tempo – l’interno del servizio inizi a visualizzarvi degli annunci pubblicitari perfettamente in tema con quanto da voi scritto?
Un caso? A quanto pare…no.
Affari Italiani, infatti, riporta la notizia secondo la quale un tribunale russo avrebbe intimato al noto motore di ricerca con base a Mountain View, di risarcire un cittadino russo di Ekaterinburg – tale Anton Burkov – con una somma di 50 mila dollari. Burkov, infatti, aveva notato – riportandolo poi nella sua denuncia – che la pubblicità che si visualizzava nei bordi della sua Google Mail corrispondeva totalmente, al 100%, con quello che lui scriveva nelle sue mail.
A seguito della denuncia, e a motivazione della condanna poi erogata a Google, era stata condotta una lunga indagine, di quasi un anno. Inutile dire che il fatto è stato indiscutibilmente dimostrato come vero e, in quel di Mountainn View, non hanno pensato minimamente di contestare la cosa: la multa è stata pagata senza fiatare!
Questo per la cronaca. Ora, essendo vero questo problema (ovvero che Google traccia nella propria webmail i suoi utenti), cosa possiamo fare noi utenti comuni?
Dobbiamo rinunciare alle tante funzioni utili di Gmail (account multipli, annullamento delle mail inviate, utilizzo dei plug-in di Chrome per ampliarne le funzionalità, creazione della nuova interfaccia “Inbox” etc…), oppure possiamo rimediare in qualche modo alla naturale curiosità grazie alla quale Google si ripaga dei servizi che ci fornisce gratuitamente?
Una prima soluzione che possiamo adottare, per tutelare maggiormente la nostra privacy nelle Gmail, è quella di disattivare gli “annunci basati sugli interessi”. Per farlo, occorre andare in una pagina specifica delle impostazioni relative al nostro account Google (https://bit.ly/1LLgLpM) e, qui, spostare la linguetta visualizzata in modo che appaia evidenziato il “Disattiva”. Eseguita questa procedura, si può fare una verifica uscendo dal proprio account Google e, poi, riloggandosi per ritestare la nostra Gmail. Dovrebbe funzionare, anche se non subito, almeno con gran parte della pubblicità prima targettizzata.
Il problema è che ci sono tanti “ma” in questa procedura: gli annunci saranno solo “meno” pertinenti. Non saranno basati sugli interessi ma sulla posizione sì ed alcuni annunci specifici potrebbero ancora apparire. Eh no. Non ci siamo. Occorre maggiore radicalità, come si soleva dire una volta…servono le maniere dure.
Scarichiamo, dalla rete, TorBrowser (https://bit.ly/1jdsLFC), il browser che – grazie a dei proxy che rimbalzano il nostro vero IP – ci mantiene in una sorta di “mantello dell’invisibilità”. Aperto il browser in questione che – va detto, sarà appena un po’ più lento del normale a causa del tunneling – potremo impostare (è una sorta di Firefox modificato), nella sezione delle impostazioni relativa ai motori di ricerca, un engine che non sia Google.
Personalmente consiglio DuckDuckGo o Ixquick che non conservano i cookies, non tracciano gli utenti, non ne registrano cronologie ed abitudini d’uso (e tanto altro): sono comunque affidabili nelle query e nei risultati offerti ma, in più, tendono a essere molto, molto discreti.
Ora, navighiamo per un po’, e poi torniamo nella nostra Gmail. Gli annunci pubblicitari dovrebbero essere definitivamente finiti nel panico più totale! Per nostra fortuna, ovviamente.