Da tempo, diverse grandi realtà dell’hi-tech (tra cui anche Facebook e WhatsApp) stanno introducendo delle soluzioni per combattere il propagarsi delle bufale (o fake news) e delle truffe, spesso veicolate in forma di spam attraverso i social e le più diffuse applicazioni di messaggistica. Anche le istituzioni pubbliche, sovente, si sono impegnate in questo ambito, in considerazione che l’errato formarsi delle opinioni può destabilizzare la vita politica (come pare sia successo in occasione delle scorse presidenziali USA): mancava l’Italia che, però, vi ha appena posto rimedio col varo di un “red button” ad hoc.
L’iniziativa, annunciata dal Ministro degli Interni, Marco Minniti, si è tradotta nella creazione di un’apposita pagina, presso il sito della Polizia Postale, dal titolo “Segnala una fake news”. Una volta giunti su tale pagina, gli utenti – senza il bisogno di registrarsi – potranno segnalare, volendo anche con tanto di url e dettagli circostanziati, una notizia che reputano falsa.
A quel punto, la Polizia Postale verificherà dapprima quelle notizie che sono manifestamente infondate e tendenziose, ovvero apertamente diffamatorie e, poi, passerà – 24 ore su 24, 7 giorni su 7 – al CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) quelle che, invece, sono più dubbie, affinché si giunga ad una verifica sulla veridicità delle medesime con la massima certezza possibile: tale ente, nella fattispecie, si avvarrà di particolari software che accedono alle fonti pubbliche, per appurare la pubblicazione di smentite (o la dimostrazione di falsità), o la natura non certificata o accreditata delle fonti coinvolte.
Nel caso quest’ulteriore step dovesse appurare la natura di fake news dell’informazione segnalata, la Polizia Postale provvederà a pubblicare, in una sorta di contro narrazione istituzionale, le smentite ufficiali sia sul proprio sito, che nei suoi vari canali social, guidando nel contempo gli utenti nel processo che porta ad ottenere (a discrezione dei gestori dei social) la rimozione dei contenuti falsi, o ritenuti lesivi o diffamatori.
Da più tempo, invece, è già attivo – su Facebook – il profilo social della Polizia Postale, noto come “Una vita da social” che, sovente, si occupa anche delle truffe nelle quali si imbattono gli utenti dei nuovi mezzi di comunicazione. Proprio da tale pagina, nelle scorse ore, ad esempio, è giunta la segnalazione del ritorno della truffa delle “chiamate” dall’estero: pare, infatti, che diversi utenti, tra le 18.30 e le 20.30, abbiano ricevuto uno squillo da un numero con prefisso straniero (es. +373), a seguito del quale, richiamando, sono stati reindirizzati su numerazioni che, senza consenso, li hanno iscritti a costosi abbonamenti prosciuga-credito (da 1 a 1.50 euro ogni 10 secondi).
In casi del genere, queste le raccomandazioni della Polizia Postale, non bisogna rispondere e, anzi, è d’uopo presentare denuncia in una delle proprie sedi (elencate nella sezione “contatti” del commissariato di PS online), e inoltrare la segnalazione online nell’area del medesimo sito deputata all’invio di domande e, appunto, alert.