Facebook: repulisti contro false recensioni e fake news, filtri bande rock, voglia di sbirciare in Messenger

Secondo indiscrezioni, Facebook, per altro ascoltata dall'antitrust, avrebbe mirato ad ascoltare le conversazioni su Messenger: di recente, invece, sono stati operati repulisti contro le fake news e le false recensioni, e rilasciati filtri rockeggianti.

Facebook: repulisti contro false recensioni e fake news, filtri bande rock, voglia di sbirciare in Messenger

Il più popolare diffuso social network al mondo è alle prese con diversi repulisti, sia relativi a gruppi che propongono recensioni false di vari prodotti, che inerenti a fake news originatesi in Arabia Saudita: non mancano, tuttavia, iniziative più tangibili per l’utente, come nuovi filtri creativi e una più facile transizione dei dati tra piattaforme alternative, e – ovviamente – le polemiche, con quelle emerse nel corso delle indagini dell’antitrust americano, o quelle destate dalla scoperta che il social voleva leggere i messaggi privati su Messenger. 

Qualche giorno fa, l’associazione inglese dei consumatori “Whitch?” ha condiviso un’inchiesta dalla quale emergeva come Ebay e Facebook fossero pieni di gruppi incentrati sulle false recensioni, a 5 stelle, cedute dietro compenso in danaro (Ebay), o anche con la promessa di sample gratuiti (Facebook, ove si procedeva anche alla recluta dei diretti interessati). Ebay si è mossa per prima per rimediare, con una repressione che, però, ha portato un esodo degli utenti coinvolti e interessati verso il social in blu, che ha tardato a intervenire, tanto che in soli 9 gruppi erano stati rinvenuti 55 mila post incriminati di afferire al summenzionato fenomeno truffaldino: in seguito, da Menlo Park è arrivata la conferma che si era proceduto alla cancellazione della maggior parte dei gruppi suggeriti da Whitch?, con i rimanenti sotto inchiesta, e la precisazione che la vigilanza contro pratiche scorrette di questo tipo è sempre nelle corde del social, che ha investito molto sia in tecnologie di contrasto proattivo, che nell’aumento del personale di moderazione (ora di 30 mila persone). 

Sempre a proposito di repulisti, Facebook ha reso noto d’aver cancellato sulle sue piattaforme, Instagram compresa, account, pagine, e gruppi falsi, accusati di perpetrare disinformazione, anche mediante l’acquisto di pubblicità, nei paesi del Golfo Persico, in alcune nazioni del Medio Oriente, o dell’Africa settentrionale, a proposito delle vicende dell’Arabia saudita, con accenni ai successi militari di quest’ultima nello Yemen, o alle riforme messe in atto dal principe ereditario Mohammad bin Salman nell’ambito del programma “Vision 2030”: i soggetti rimossi, spiega il responsabile della sicurezza del gruppo, Nathaniel Gleicher, avevano qualcosa come 1.4 milioni di followers ed operavano simulando identità false (cittadini o pagine informative del posto). 

Un’altra iniziativa interessante che vede coinvolta Facebook riguarda il “Data Transfer Project”, nato nel 2018 per favorire il trasferimento dei dati degli utenti tra le piattaforme: vista la recente adesione di Apple, e quella giù assicurata dal social in blu, presto sarà possibile trasferire le foto dal social a iCloud, e viceversa, senza dover passare per lo step che richiedeva di scaricare momentaneamente in locale le istantanee da trasferire. 

Decisamente più simpatica e creativa è, invece, la novità facebookiana comunicata nelle scorse ore dai gruppi musicali Slipknot, in procinto di lanciare un nuovo album (“We Are Not Your Kind”) il 9 Agosto, e Guns N’ Roses, con l’arrivo di nuovi filtri fotografici che permetteranno agli appassionati di selfie di calarsi nei panni dei componenti di queste celebri band (nel primo caso indossandone le temibili maschere e, nel secondo, assomigliando ai personaggi presenti nella copertina dell’album “Appetite for Destruction”).

Come spesso avviene quando si parla di Facebook, qualche polemica non poteva certo mancare. Di recente, il responsabile della policy globale in blu, Matt Perault, in udienza a Washington in merito all’inchiesta antitrust aperta dalla FTC, ha tentato di attenuare le preoccupazioni del legislatore americano in merito al suo impatto sulla concorrenza spiegando che, in giro per il mondo, vi siano ancora realtà alternative di grande successo, come la cinese TikTok (di ByteDance) che, nel 2018, è stata l’app più scaricata su iOS: peccato che, di recente, il social abbia assunto l’ex Google Jason Toff, mettendolo a capo del team NPE proprio con lo scopo di varare un anti TikTok che, dopo l’assorbimento di Musical.ly, è diventata pericolosamente diffusa anche negli USA. 

Infine, a intensificare la pressione sul social c’ha pensato anche il portale online Mashable, che ha condiviso gli estremi di un brevetto depositato dal Facebook nel 2015, in cui si parla di come sfruttare alcuni plug-in per scoprire la geolocalizzazione degli utenti e, soprattutto, ciò di cui parlavano nelle chat via Messenger, onde consentire ai propri partner commerciali, ai quali tali dati sarebbero stati ceduti, di mostrare delle pubblicità mirate. Come da prammatica, è arrivata la precisazione di Menlo Park secondo cui quello citato da Mashable, oltre a essere molto vecchio, quindi non utile per capire le future mosse della piattaforma, è uno dei tanti brevetti depositati dal social che, alla fine, non vengono applicati concretamente. 

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