Facebook, nelle scorse ore, ha annunciato diverse novità di carattere audio, relative ai podcast e alla collaborazione con Spotify, oltre a prospettare importanti cambiamenti per la sostenibilità della sua piattaforma VR: se ancora non bastasse, da Menlo Park sono arrivate le prime dimostrazioni di un sistema di reverse engineering che permetterà di risalire alla fonte delle note manipolazioni chiamate DeepFake, alla base di nuove forme di disinformazione.
La prima novità Facebookiana di questo avvio di fine settimana riguarda i podcast, secondo alcune anticipazioni fornite da The Verge, che ha potuto metter mano su un memo privato spedito da Facebook ai creator di contenuti. A quanto pare, nell’ambito del pool di iniziative audio prospettate ad Aprile, Menlo Park – dal 22 Giugno, verosimilmente partendo dal mercato interno statunitense – permetterà ai creatori di contenuti di abbinare il loro flusso RSS con la Pagina del loro Show e, da quel momento, la piattaforma social sfrutterà la sorgente per pubblicarvi i post dei podcast: a questi ultimi, sempre nella pagina dello Show, si potrà accedere, oltre che dal Feed, per restare aggiornati sulle puntate pubblicate di uno show, pure da un’ancora non pronta sezione appositamente chiamata Podcast. Con lo scopo di incrementare visibilità e coinvolgimento, i creatori di contenuti potranno anche permettere ai propri fan di creare delle clip tratte dalla serie di podcast, della durata massima di un minuto, che potranno essere – al pari di qualsiasi contenuto – essere condivisi e soggetti a commenti. Facebook, inoltre, secondo quanto reso noto enigmaticamente nei termini di servizio del progetto, si riserva “il diritto di realizzare opere derivate” dagli originali“.
Ancora in ambito audio, Facebook ha comunicato, dopo il soft launch di Aprile, la disponibilità globale, in oltre 175 mercati (Italia compresa), del mini-player di Spotify che permetterà di ascoltare la musica ed i podcast (solo in modalità shuffle e con pubblicità per gli utenti free, senza limiti per quelli premium) direttamente dall’app (Android e iOS) Facebook, senza dover saltare all’app di streaming: nello specifico, la funzione del mini-player sarà operativa sui post pubblicati da artisti verificati, su quelli condivisi dagli utenti tra le notizie, e anche nel caso siano stati condivisi dei video accompagnati da musica.
La piattaforma per la realtà virtuale del gruppo, Oculus, deve imparare a reggersi economicamente sulle proprie gambe e, a tal scopo, dopo l’ingresso (a Maggio) della pubblicità nella versione mobile della stessa, gli annunci inizieranno a far capolino, nell’ambito di un test, in app e giochi VR: la prima fase vedrà coinvolti un paio di non meglio precisate app, e un gioco, Blaston, con la precisazione che i dati sensibili, tra cui quelli biometrici dello user o le immagini reali catturate dal sensore video, rimarranno stoccate localmente, e che sarà comunque possibile disattivare interi brand o particolari annunci. Ad oggi, in ogni caso, non è noto se verranno adoperati nuovi formati o tipologie di annunci ad hoc per la realtà virtuale e quale sarà l’entità del coinvolgimento (in termini di numero e titoli precisi) dei giochi e delle applicazioni.
Con la promessa di rendere il tutto open-source, quindi controllabile e migliorabile da tutti (posto che, a oggi, ha un livello di precisione, già ragguardevole, ma non perfetto, pari al 65,18% dei casi sottoposti), Facebook ha anche comunicato d’aver realizzato, in collaborazione con l’università statale del Michigan, un sistema d’indagine intelligente che, anche in base a un approccio euristico che coinvolgerà le possibili variazioni e quindi i modelli ancora non conosciuti, analizzando un’immagine, riconoscerà (dal suo modus operandi) la fattispecie di algoritmo AI coinvolta nella sua alterazione, permettendo di risalire alla fonte di una manipolazione multimediale (es. di un DeepFake).