Facebook non potrà trasferire i nostri dati negli USA. Privacy salva?

La Corte Ue ribalta il parere della Commissione europea e ritiene che i nostri dati social non siano al sicuro, una volta trasferiti nei server USA. Gli stati nazionali potranno fermare il trasferimento di informazioni oltreoceano

Facebook non potrà trasferire i nostri dati negli USA. Privacy salva?

Facebook è il social che, ad Agosto 2015, ha festeggiato il record di accessi in un solo giorno e viene utilizzato da miliardi di persone nel mondo alla stregua di un vero e proprio sistema di comunicazione, una rete all’interno della Rete. I dati che, in esso vengono depositati, quotidianamente, dai suoi utenti sono davvero molti e di ogni genere e, sovente, capita che il celebre social di Mark Zuckerberg venga accusato di non tutelare adeguatamente la privacy dei suoi utenti.

E’ successo di nuovo e, questa volta, le ricadute della vicenda avranno conseguenze specialmente in Europa. Tempo fa la Commissione Europea si espresse a proposto della tendenza di Facebook a prendere i dati dei suoi utenti europei (dall’Irlanda) e a trasferirli negli States. Non preoccupatevi, era il senso del parere espresso dalla citata Commissione: negli Usa, i nostri dati sono al sicuro e ricevono “adeguata protezione”.

A seguito del “DataGate” (le intercettazioni dell’NSA, rivelate anche da Snowden), un cittadino austriaco, tal Maximilien Schrems, ha presentato istanza presso la Corte Europea per bloccare questo trasferimento di dati verso gli USA e la Corte Ue gli ha dato ragione. In sostanza è stato bocciato il parere della Commissione secondo il quale i nostri dati, oltreoceano, sono al sicuro.

Motivi? La Corte spiega che, per ragioni di sicurezza nazionale, i nostri dati negli USA sono privati del regime “dell’approdo sicuro” che li tutela in Europa e sono accessibili, su richieste, alla autorità che ne facessero richiesta (circostanza che capita di frequente). Oltre a ciò, la Corte UE spiega anche, nella sua motivazione, che negli USA non si discrimina la raccolta dei dati, degli utenti europei, in ragione dell’obiettivo della raccolta medesima ma si procede ad accumulare a conservare tanti dati in maniera indiscriminata consentendone, poi, l’accesso alle autorità nazionali ben più dello stretto necessario. E questa, no, non è privacy.

Conclude la Corte che in ogni caso è diritto – insopprimibile – degli stati nazionali e delle loro autorità stabilire se fermare il trasferimento dei dati degli utenti europei di Facebook verso i server statunitensi dove, evidentemente, non godrebbero di adeguata tutela. Ipse dixit…

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