Facebook cambia spesso la sua policy relativa a ciò che può essere o non essere pubblicato tramite la sua piattaforma. Non sempre i cambiamenti perpetrati hanno una loro intrinseca logica. Ad esempio, secondo le lamentele dei più critici, il social blu di Menlo Park tenderebbe ad essere clemente verso le espressioni di violenza e di razzismo ma decisamente inflessibile per quel che riguarda il nudo. Con qualche concessione a quello parziale, ad esempio nel caso degli “hand-bra” (la tendenza a coprirsi i seni a mo’ di balconette).
A dimostrazione di quanto testé sostenuto, un noto fotografo, Olli Waldhauer, ha pubblicato – nella sua TimeLine di Facebook una foto nella quale vi è una splendida donna in bikini e guardo intrigante ed un uomo, seduto in poltrona e in canottiera, che regge un cartello nel quale – in tedesco – si può leggere “Non comprate dai Kanaki!”, laddove per kanaki si intendono gli immigrati di origine turca e/o asiatica. Oltre a tale slogan palesemente razzista, una didascalia in alto a destra recita “Una di queste persone infrange le regole di Facebook” con l’intento di dimostrare la natura palesemente provocatoria di tale iniziativa foto-grafica.
L’immagine in questione, appena condivisa, è diventata virale ed ha iniziato a circolare vorticosamente sul social di Zuckerberg tanto da imporsi all’attenzione dello staff del portale. Staff che, ovviamente, ha bannato l’immagine con la motivazione “Abbiamo rimosso il post perché non segue le linee guida di Facebook”: tutto giustissimo, non fosse altro che la violazione era relativa al seno nudo dell’avvenente modella e non al cartellone retto dal tipo in canotta fantozziana.
Se pensate che “ogni network sia paese” e che una contraddizione del genere farebbe bella mostra di sé anche su altre piattaforme sociali, ebbene sappiate che non è così. Di recente, infatti, è nata una provocazione simile su Twitter, scandita dall’hashtag “#escile” (in inglese, #freethenipple, un invito ad esibire il seno) ma la redazione del canarino azzurro non ha fatto una piega: per la delizia degli occhi maschili, ovviamente.