Facebook banna Tsu.co, il social che paga i suoi utenti. E’ censura?

Dalle cronache dell'online giunge notizia che Facebook abbia bannato, su tutti i suoi servizi (Facebook, Messenger, Instragram), ogni riferimento a Tsu.co il social che paga i suoi utenti per postare e attrarre nuovi followers. Eccessiva prudenza?

Facebook banna Tsu.co, il social che paga i suoi utenti. E’ censura?

Facebook, il celebre social blu del neopapà Mark Zuckerberg ha festeggiato, da non molto tempo (il 27 Agosto) il traguardo di quasi 1 miliardo di utenti connessi contemporaneamente in un giorno. Insomma, seppur per 24 ore, 1 settimo della popolazione mondiale interagiva attraverso questa ipercapillare piattaforma comunicativa.

Non ci sarebbero, quindi, motivi per temere i competitor: ve ne sono stati anche in passato e di illustri (es. Orkut e Google Plus di Mountain view) e non hanno mai goduto di buona sorte. Eppure Menlo Park, per la prima volta dalla sua fondazione, ha avuto paura ed è corsa ai ripari con una mossa di dumping che l’ha portata a bannare ogni riferimento a Tsu.co, il social che paga i suoi utenti.

Tsu.co (https://goo.gl/cdgGJ7) è un giovane social network che, come accennato, paga i suoi utenti secondo vari parametri. E’ possibile venire pagati a seconda di quanti post si pubblicano, di quanti “cuori” (like), commenti e condivisioni si ricevono sui propri contenuti.

E’ anche possibile ottenere delle percentuali a seconda del numero di utenti che si annovera nella propria lista contatti (my network): questo ha, inevitabilmente, fatto sì che molti utenti di questo network, per pubblicizzarsi, allargare la propria cerchia di amici, e – soprattutto – i propri guadagni, avessero letteralmente invaso la timeline di Twitter e le newsfeed di diversi loro amici su Facebook (i due network nei quali era possibile re-diffondere i propri post per pubblicizzarsi).

Il sistema, a quanto pare, deve aver infastidito non poco Facebook visto che, ogni giorno, più di 2500 utenti accedevano a Tsu.co dalle pagine di Facebook e così è scattato il banning da parte del social blu che, dal 25 Settembre, non permette più di pubblicare i contenuti di tsu.co sui propri servizi (Facebook, Messenger, Instagram…). Di più: Facebook ha cancellato più di un milione di post che facevano riferimento a questo social rivale e impedisce, persino nei messaggi privati, che si possa scrivere la stringa “tsu.co”. Facendolo, un messaggio di alert, impedendoci la condivisione del link, ci avvisa che quest’ultimo non è sicuro. Ovvero è spam.

A quest’accusa lo staff di Tsu.co ha replicato sostenendo di non aver mai violato la policy d’uso di Facebook perché, di fatto, non ha mai avallato, né incitato, né pagato i propri utenti affinché facessero spam su Facebook, cosa che – però – si era in effetti verificata. Morale della favola? Facebook cresce, innova sempre più ma è profondamente umana e ogni tanto può aver, come tutti noi paura. Proprio come quando ha avuto a che fare con Tsu.co, il social che paga i suoi utenti (lasciando loro il 90% delle entrate pubblicitarie).

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