Facebook: annunciato nuovo piano di battaglia contro fake news e per una pubblicità "trasparente"

Facebook, nel corso di un tour per le principali città europee, ha rassicurato i locali legislatori circa il suo impegno contro le fake news, e per una maggior trasparenza della sua piattaforma pubblicitaria: ecco il nuovo piano di battaglia della grande F.

Facebook: annunciato nuovo piano di battaglia contro fake news e per una pubblicità "trasparente"

Gli ultimi mesi non sono stati affatto facili per Facebook, in termini di credibilità: appena conclusasi la lunga polemica a proposito delle fake news che, tramite il social, avrebbero condizionato le presidenziali USA portando all’elezione di Trump, il social di Menlo Park è finito nuovamente nell’occhio del ciclone a causa dell‘affaire Cambridge Analytica e, in occasione del varo della normativa GDPR europea (25 Maggio), ha dovuto fornire non poche rassicurazioni ai legislatori del Vecchio Continente.

Per recuperare un po’ di terreno perso sul versante dell’affidabilità, nei giorni scorsi, Mark Zuckerberg ha mandato in Europa le due product manager incaricate di vigilare sull’integrità informativa del NewsFeed: Antonia Woodford e Tessa Lyons-Laing, nel corso di un evento tenutosi a Roma, hanno illustrato il nuovo “piano di battaglia” di Facebook, diviso in 5 punti, per combattere le fake news. 

Il primo punto della strategia “anti-bufale” prevede l’estensione, entro fine 2018, del fack-checking ad altri paesi, oltre ai 14 che già si sono aggiunti al novero di quelli che, sin dall’inizio, hanno potuto avvalersene: questo in ragione del fatto che, sovente, la disinformazione si manifesta in modo diversi non solo in relazione al contenuto trattato, ma anche al paese in cui si manifesta.

I fact checkers, che pure hanno ridotto dell’80% il novero delle notizie false che scorrono abitualmente sul social, si occuperanno anche di foto e video, secondo un test che, condotto in 4 paesi, ha preso in considerazione foto usate contesti diversi da quelli originari, e video manipolati per rappresentare fatti mai accaduti (poi combattuti non con spiegazioni testuali, ma con più efficaci video che esplicassero la manipolazione attuata). 

Nell’identificare le notizie non attendibili, decisamente troppe, i fack chekers potranno essere affiancati dall’apprendimento automatico, che – nel lavorare su più ampia scala – potrà contare anche su nuovi strumenti, tra cui il framework open source “Claim Review” che, concepito da Schema.org, aiuta nel verificare i fatti e nel condividerne celermente le risultanze. e l’eventuale presenza di “doppioni” di notizie già smentite.

Identificate pagine e utenti che fanno disinformazione con nuovi metodi o in modo recidivo, Facebook interverrà con degli “argini”: le persone verranno colpite nella loro possibilità di monetizzare i contenuti che, tra l’altro, godranno di minor visibilità: proprio come nel caso delle pagine in predicato di trasmettere alle persone notizie false per un qualche interesse economico, potendo così anche interferire nel locale dibattito politico. 

Inoltre, sempre in tema di lotta alle fake news, sembra ormai prossimo il varo di un progetto solo annunciato in quel di Aprile, volto a selezionare delle ricerche accademiche che misurino il volume e l’impatto della disinformazione nel social: nelle prossime settimane, presentati i progetti accademici, si dovrebbe procedere alla selezione di coloro che, ricevuti i fondi adeguati, potranno anche metter le mani su set di pregiate di informazioni personali protette in ambito privacy. Facebook, dal canto suo, si è detta intenzionata a usare i dati dei monitoraggi per accrescere la sua autorevolezza informativa introducendo dei successivi “aggiustamenti”

Un po’ più concrete, poi, si sono rivelate le misure annunciate – nel corso di un’audizione all’europarlamento – dal vicepresidente di Facebook, Joel Kaplan, e dal responsabile per le politiche pubblicitarie del network, Steve Satterfield: i due dirigenti in blu hanno spiegato che il modo migliore di combatter le fake news sia quello di incrementare il grado di trasparenza della piattaforma. Ecco perché sarà possibile conoscere tutto sulle attività pubblicitarie di una pagina, dal motivo per cui gli utenti A vedono una pubblicità al contrario degli utenti B, all’identità di chi paga quella tale pubblicità (specie se politica): tutti dati, questi, che saranno a disposizione anche di coloro che cercano informazioni su una certa pubblicità pur non rientrando nel target di quest’ultima. 

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