E’ Facebook a stabilire cosa vediamo nella nostra timeline sociale?

Slate, magazine online d'informazione, ha svelato ciò che si cela dietro la visualizzazione dei contenuti nelle Timeline di Facebook. I contenuti visualizzati sarebbero una minima frazione del totale, ordinati secondo un complesso algoritmo previsionale.

E’ Facebook a stabilire cosa vediamo nella nostra timeline sociale?

Facebook è ormai diventato il sistema di informazione preferito da 1 miliardo di utenti unici al mese, circa 1/5 di tutta la popolazione mondiale. Normale, quindi, che ci si possa chiedere come funziona il suo newsfeed, ovvero la timeline che ci informa delle notizie, dei video, delle condivisioni effettuate dai nostri amici, dai gruppi e dalle pagine che seguiamo. In sostanza, chi decide ciò che vediamo su Facebook

I colleghi di Slate, grazie ad un’escursione nel quartier generale di Menlo Park, hanno scoperto che la timeline di Facebook non funziona come quella di Twitter che si limita a riproporci, in ordine cronologico, ciò che è postato da vari twitters. Considerando che spesso gli utenti Facebook sono iscritti a diverse pagine e gruppi e che, sovente, hanno da decine a centinaia di amici, si parla di un quantitativo di post che va dalle diverse centinaia alle decine di migliaia al giorno. Pensare che tutti questi post venissero proposti come una semplice sequenza temporale, forse, era un po’ ingenuo.

Innanzitutto vi è il news feed team di Facebook, composto da studiosi, statistici, scienziati e batterie di utenti scelti a caso, a scegliere i dati da prendere in considerazione, come elaborarli e che risultato ottenerne. Insomma, sono loro che dettano le regole. Regole che, poi, vengono messe in atto, secondo meccanismi predizionali, dall’algoritmo di Facebook. E il modo in cui quest’algoritmo funziona è piuttosto complesso.

In particolare, tutto ciò che noi facciamo con le notizie che ci appaiono viene registrato: se mettiamo un like, se effettuamo una condivisione, se commentiamo o meno, il tempo che passiamo su una notizia, il fatto che si sia guadato un video o cliccato su un link. Persino il fatto che si possa decidere di bloccare alcuni utenti, o di nascondere taluni contenuti è oggetto di monitoraggio. Tutto ciò, come storico dati, viene tenuto in considerazione ed utilizzato per mettere ordine e re-disporre i dati sulla nostra timeline in modo da poter visionare quello che di sicuro attira la nostra attenzione. 

Il problema, constatando come Facebook decide ciò che vediamo, è che si rischia la classica sindrome da “bolla di filtraggio”. Ovvero, è probabile che si finisca per vedere, nella migliore delle ipotesi, solo ciò che ci piace e non ciò che potrebbe turbarci o fornirci semplicemente degli spunti nuovi, nuove soluzioni, nuovi percorsi mentali. Non meno importante, poi, è l’eventualità che Facebook imposti ex motu proprio i contenuti visualizzati, onde ottenere una particolare reazione o “attivazione” delle persone che, in un determinato momento, sarebbero portate ad avere un atteggiamento più positivo o meno positivo verso una data causa, o un dato marchio.

Continua a leggere su Fidelity News