Come ogni anno, anche in questo finale di 2019 è stata pubblicata la classifica delle peggiori password usate dagli internauti, con ben poche sorprese rispetto a quanto emerso lo scorso anno, a conferma del fatto che se le grandi compagnie certo tutelano poco i propri utenti, questi ultimi – per conto proprio – non fanno assolutamente di meglio.
Proseguendo una tradizione che va avanti da 9 anni, con lo scopo di sensibilizzare (invano) l’utenza, anche questa volta SpalshData ha condiviso la classifica delle peggiori password adoperate dagli utenti per secretare i propri dati e servizi online, grazie all’analisi di più di 5 milioni di password scoperte in mano agli hacker, probabilmente in seguito a qualche attacco informatico.
Senza troppe sorprese, a primeggiare è – ancora una volta – la sequenza “123456”, con il secondo posto che è conquistato dallo spin-off della prima, in forma di sequenza leggermente più lunga (“123456789”): “password” scivola dal 2° al 4° posto, superata al terzo da “qwerty” (la sequenza della prima riga di lettere della tastiera), ma rifacendosi con la quarta, quinta, e sesta posizione (rispettivamente “1234567”, “12345678”, “12345”).
Qualche tocco di romanticismo non manca, con l’8° posto occupato da “iloveyou” (new entry) ed il 22° che spetta a “Princess”, ma l’attualità non sembra godere di particolari favori, se “donald” (forse per il tardivo impeachment del presidente Trump) quest’anno non rientra tra i primi 25 posti, e “starwars” (che non ha sorpassato i precedenti capitoli della saga quanto a incassi del primo weekend) è presente solo al 79° posto.
Come anche nel caso delle precedenti classifiche, l’invito è sempre a cautelarsi evitando parole banali (97° posto per “banana”), le date di nascita, i nomi propri, quelli degli animali o dei figli, i nomi delle città, dell’anima gemella o della squadra del cuore, e le sequenze di lettere e numeri ripetuti ad infinito (es. “111111” al 9° posto).
Anche la scelta di creare delle variazioni, ma toccando a caso tasti vicini sulla keyboard, risulta essere una pessima idea (es. le new entries “1q2w3e4r” e “1q2w3e4r” al 15° e 13° posto), dacché gli hacker risultano piuttosto abili nello scoprire escamotage simili.
Evitati gli errori in questione, è preferibile usare dei password manager, interni al browser o meno, che memorizzano le password e, in alcuni casi (es. Blur di Abine), ne generano anche di esemplari più complessi. Dulcis in fundo, un vantaggio ulteriore deriva dall’usare password diverse per ogni account, e dal lucchettare il tutto a dovere con l’autenticazione a due fattori.