Un uomo di San Diego che gestiva un sito di “revenge porn” (cioè materiale porno postato per vendetta dagli ex dei soggetti ritratti) e che poi chiedeva soldi alle vittime per rimuovere le loro immagini ed informazioni personali è stato condannato a 18 anni in carcere.
Kevin Bollart, un uomo di ventotto anni, è stato condannato venerdì per 21 capi di furto di identità e 6 capi di estorsione dalla Corte Superiore di San Diego per aver gestito due siti che venivano utilizzati come forum per svergognare pubblicamente le vittime. L’uomo è scoppiato a piangere quando ha sentito la sentenza.
Questo caso diventerà un importante precedente, dato che si tratta della prima volta in America che qualcuno viene condannato per aver gestito un sito di “revenge porn”. Nei siti creati e moderati da Bollart, ex amanti ed hacker potevano postare anonimamente foto di persone nude senza il loro consenso, aggiungendo anche informazioni personali sulle persone ritratte.
Tra dicembre del 2012 e settembre del 2013 sono state postate oltre 10mila immagini, la maggior parte delle quali ritraevano donne. Le persone che chiedevano esplicitamente che le loro immagini fossero rimosse, tramite un altro sito creato sempre da Bollart, si trovavano davanti ad una richiesta di soldi dai 250 ai 350 dollari per la cancellazione dei contenuti.
Le foto compromettenti hanno causato la perdita di lavori, la fine di relazioni ed anche un tentato suicidio, mentre Bollart guadagnava circa 900 dollari al mese dal sito e 30mila dollari dalle vittime. L’avvocato difensore ha ammesso che si trattava di un business offensivo, ma che non infrangeva alcuna legge, ma l’accusa ha controbattuto che l’uomo terrorizzava le donne e si divertiva a farlo. Non solo postava le foto, ma anche nomi, indirizzi e dettagli di social media delle vittime, che venivano inondate di messaggi da sconosciuti.
Una donna racconta di essere stata cacciata da casa dai genitori dopo che le sue foto sono state postate nel sito. “Mi ha rovinato la vita, la rovina tuttora. Ho perso la mia famiglia, pensano che abbia portato vergogna. La mia reputazione è rovinata“, ha detto in tribunale. Un’altra delle vittime ha ammesso: “Mi ha distrutta ad un livello non descrivibile. Le uniche cose che mi rimangono sono vergogna e rabbia.“