L’intricata vicenda che contrappone Elon Musk a Twitter ha appena ricevuto l’ennesimo colpo di scena di quella che sempre più sembra una soap opera in stile Dallas/Dinasty, con il processo tra le due parti che è stato rimandato.
Di recente, Elon Musk ha ripresentato la proposta di acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari, ma ha chiesto più tempo per assicurarsi (nuovamente) il finanziamento necessario. Twitter, a questo punto, aveva riferito alla giudice Kathleen St. Jude McCormick della corte del Delaware presso cui si svolgerà il processo, di procedere verso il trial gidiziario visto che già in estate il miliardario si era rifiutato di concludere l’accordo di Aprile, ma anche in ragion del fatto che giudica la sua attuale mossa come un tentativo di “ritardare il processo” che potrebbe causare “ulteriori danni e ritardi“.
Secondo, un professore di giurisprudenza della Columbia University, Eric Talley, Twitter avrebbe fatto bene a non accettare la nuova proposta, visto come era andata con quella di Aprile: non mancano le ipotesi secondo le quali il noto social sarebbe anche preoccupato dalla possibilità teorica che Musk non riesca a mettere assieme il finanziamento necessario. La decisione presa dal cancelliere capo della corte, però, è stata di comunicare che le due parti, Twitter e Musk, hanno tempo sino al 28 Ottobre per finalizzare l’accordo posto che, diversamente, il processo, fissato inizialmente per il 17 Ottobre, si svolgerà a Novembre.
A seguito di tale decisione, sono arrivati i commenti delle parti in causa: Musk, dal canto suo, ha fatto sapere che i suoi finanziatori hanno “segnalato di essere pronti a onorare i propri impegni” e che “stanno lavorando per concludere l’accordo entro il 28 ottobre“. Twitter non ha potuto far altro che prendere atto della nuova dead line, confermando che non vedevano l’ora “di chiudere la transazione a $ 54,20 entro il 28 ottobre“.
A questo punto, secondo Andrew Jennings, professore alla scuola di diritto di Brooklyn, è probabile che Twitter, per essere sicura che l’accordo vada in porto, non voglia concedere a Musk spazio di manovra per far saltare di nuovo il banco.