Ultimamente, la maggior parte delle campagne criminali che coinvolgono, loro malgrado, i grandi brand mondiali (dell’abbigliamento, dell’intrattenimento, e dell’alimentazione), sembrano basarsi tutte sul classico meccanismo dei coupon finti, volti – in realtà – a carpire i dati personali degli utenti. Vi è, tuttavia, un celebre marchio dell’alimentazione, quello della Coca Cola, che – sovente – è al centro di vere e proprie bufale.
Qualche anno fa, sempre a proposito della popolare bevanda gasata, circolava la bufala, o falsa notizia, secondo la quale quest’ultima, in tandem con l’aspirina, poteva costituire un cocktail fatale, visto che poteva alterare e ridurre l’assorbimento del farmaco in questione. Quasi subito, questa falsità venne smentita dalla Bayer ma venne, poi, sostituita da altre bufale (es. che la Coca Colafosse un afrodisiaco, o che avesse effetti psichedelici), tanto da costituire una categoria di leggende metropolitane a sé stanti, dal nome di “Cokelore“.
A queste, di recente, secondo un avviso della Polizia Postale, confermato anche dal noto debunkologo Paolo Attivissimo (nel corso della trasmissione “Il Disinformatico”), se n’è aggiunta un’altra, circolante sia su WhatsApp che su Facebook, secondo la quale la Coca Cola sarebbe da evitare, almeno per un po’, perché contaminata dall’Aids!
Nel messaggio, che giunge su WhatsApp da contatti noti, viene precisato che un dipendente della Coca Cola, per vendicarsi, avrebbe contaminato con l’HIV (Aids) la nota bevanda e che, quindi, sarebbe meglio non berla per le prossime settimane. Secondo l’allarme lanciato, di questo “fatto” ne avrebbe parlato tanto Sky News, quanto MDTV.
Analizzando il testo del messaggio, si evincono diverse inesattezze: innanzitutto, tale virus non può sopravvivere in condizioni del genere. Inoltre, il testo sembra palesemente tradotto in modo automatico (es. le espressioni “Repetir”, “fioravanti di succhi”, “coda nera”), si parla genericamente di “prossime settimane” (senza fornire timing precisi), e vi è un insistente invito a re-inoltrare la comunicazione ai propri contatti (in modo da renderla affidabile). Grazie ad una breve analisi del portale Bufale.net, emerge che tale bufala circola già da diverso tempo, sia in America (da qui il riferimento alle breaking news di MDTV), che nello UK (Sky News): probabilmente, quindi, è da queste versioni che ha attinto il criminale 2.0 per la sua “traduzione”.
Nella versione circolante su Facebook, quindi anche via Messenger, vi è anche uno screenshot di un provvedimento attuato dal ministero della salute. Peccato che, come confermato dal Fatto Alimentare, si tratti semplicemente di una disposizione per il ritiro di lotti di prodotto adulterato per non conformità di produzione, con conseguente cattivo odore, eccessiva densità, e maggiorata concentrazione di caffeina, della bevanda in questione. Insomma, una Coca Cola andata a male, episodio ben diverso da una contaminazione da sangue infetto.
Cosa fare, dunque, nell’eventualità che si riceva una tal comunicazione via internet? Indipendentemente dal canale di diffusione, la prassi da adottare è sempre la stessa: non bisogna farsi prendere dalla paura, ma – anzi – occorre fermarsi a riflettere sulle incongruenze del messaggio e, nel dubbio, procedere a qualche verifica in Rete. In seguito, si cancelli il messaggio – senza inoltrarlo – e ci prenda qualche istante per avvertire il mittente della comunicazione affinché faccia lo stesso.