Bufale internet e terremoti nel centro Italia: i casi più emblematici

Una spiacevole consuetudine che sta prendendo piede, limitatamente al web, riguarda la circolazione di bufale in occasione degli eventi sismici che, da Agosto ormai, stanno flagellando l'Italia centrale: ecco i casi più emblematici di cui diffidare.

Bufale internet e terremoti nel centro Italia: i casi più emblematici

Internet è notoriamente percorsa da bufale che fanno leva sulle paure e sulle ansie delle persone. Non poteva essere altrimenti in occasione dei terremoti: in frangenti simili, i titoli acchiappa click fioriscono su bacheche e timeline come funghi dopo una pioggerellina autunnale. Vediamo alcuni esempi di cui diffidare.

Come ricorderemo, il 26 Ottobre vi è stata una serie di scosse di terremoto che ha colpito sempre il Centro Italia, come ormai avviene da fine Agosto, focalizzandosi – però – sulla provincia di Macerata (epicentro a Castelsantangelo sul Nera): poco dopo il sisma in questione, quantificato in una magnitudo di 5.4 punti, su internet si è iniziato a ipotizzare che si potesse trattare di scosse causate dall’intervento umano.

In particolare, con immagini di nuvole messe a a casaccio, e collegando fatti ed aneddoti assolutamente slegati tra loro, qualche pagina Facebook – con pochi scrupoli – ha fatto circolare la voce che il sistema maceratese fosse legato alle “note” pratiche di aerosolchemioterapia dei cieli portate avanti dalla Nato che, da anni, ormai, irrorerebbe i cieli di misture di alluminio e bario: queste vaporizzazioni accrescerebbero l’elettroconduttività dell’aria e, in conseguenza di ciò, permetterebbero di “attivare” le faglie più superficiali.

Sempre nell’ambito della bufala in questione, poi, ci si chiederebbe come mai nessuno abbia mai messo diffuso tempestivamente l’allarme, considerato che, in occasione dei terremoti, il suolo emetterebbe dei chiari segnali elettromagnetici (la fantomatica teoria “radiosismica”): in questo caso, forse, gioverebbe ricordare – come confermano gli studi dell’INGV (Istituto Nazionale italiano di Geofisica e Vulcanologia) – che prevedere un terremoto con largo anticipo è impossibile e, al massimo, è possibile ricavare qualche avvisaglia tenendo sotto controllo le piccole variazioni/alterazioni – i cosiddetti “precursori tellurici” – che anticipano di pochissimo l’avvento del sisma.

L’altra bufala a carattere “tellurico” è relativa, invece, alla scossa di terremoto che il 30 Ottobre mattina ha sconquassato Norcia. Poche ore dopo la più recente scossa che ha flagellato nuovamente la zona appenninica della penisola, una senatrice del Movimento 5 Stelle, ovvero Enza Blundo, ha postato – su Twitter – un aggiornamento di stato in cui accusava il TG1 di aver ridimensionato la portata del sisma (da una magnitudo 7.1, citata a inizio telegiornale, a una più accomodante 6.1, dichiarata in coda) perché in questo modo il governo non avrebbe dovuto coprire totalmente le spese per i danni. La bufala in questione, apparsa anche in occasione del terremoto aquilano, si basa su un articolo – poi – soppresso di un decreto legge del 2012 col quale il governo Monti riorganizzata la Protezione Civile: non si faceva alcun cenno al livello “6.1” e, inoltre, in ogni caso, il risarcimento dei danni – è d’uopo ricordarlo – si calcola sull’intensità dei terremoti (scala Mercalli) e non sulla loro magnitudo (scala Richter).

A parte questo, la discrepanza che, è vero, c’è stata tra il primo ed il secondo annuncio del TG1 trova una spiegazione molto razionale nel fatto che gli istituti sismologici italiani ed internazionali misurano le entità delle scosse in modo un po’ differente: il servizio sismologico USA, noto come Usgs, registra le onde telluriche in modo automatico mentre l’INGV italiano incrocia i dati di centinaia di stazioni poste sul territorio e, quindi, i dati italiani arrivano dopo ma sono più precisi e, pertanto, basati su valori più bassi che, poi, vengono corretti man mano (infatti, la seconda rilevazione dell’INGV è stata di 6.5).

Altro particolare, conclusivo, che spiega la discrepanza che tanto ha allarmato la Blundo è che gli istituti che studiano i terremoti usano anche scale della magnitudo diverse: altrove analizzano tutte le frequenze sismiche e ciò torna utile per valutare terremoti – di drammatica potenza – che avvengono anche a grandi distanze (es. in Cile), mentre il nostro istituto – valuta “solo” le variazioni del sismogramma in base ad un modello specificatamente calibrato sulla realtà del centro-Italia. Inutile aggiungere che qualcuno deve averlo spiegato alla Blundo perché, poco dopo, il post in questione – dal quale si era dissociato tutto il Movimento pentastellato – è stato sostituito con una versione edulcorata nella quale si esprimeva vicinanza alle popolazioni colpite dal dramma.

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