Il Parlamento australiano ha recentemente approvato il disegno di legge che vieta l’uso dei social media ai minori di 16 anni, segnando un passo significativo verso il rafforzamento della sicurezza online e la protezione dei giovani utenti. La nuova legge, conosciuta come Online Safety Amendment (Social Media Minimum Age) Bill 2024, è una delle normative più severe al mondo per quanto riguarda l’accesso dei minori alle piattaforme social.
La sua approvazione ha suscitato un acceso dibattito, ma allo stesso tempo ha ottenuto il supporto di una larga fetta della popolazione, con il 77% degli australiani favorevoli alla misura, secondo un recente sondaggio. Il disegno di legge impone che piattaforme social come Instagram, Meta (proprietaria di Facebook), Snapchat, TikTok e X (ex Twitter) impediscano ai minori di 16 anni di registrarsi. L’unica eccezione riguarda piattaforme educative come YouTube, esenti da questo divieto.
Le aziende tecnologiche avranno 12 mesi di tempo per adeguarsi alle nuove disposizioni, con il rischio di multe salate fino a 50 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni di euro) per coloro che non rispettano le normative.
Una delle caratteristiche principali della legge è l’obbligo per le piattaforme di implementare misure di verifica dell’età. Sebbene non venga richiesto agli utenti di caricare documenti identificativi ufficiali, le piattaforme dovranno comunque trovare modi adeguati per garantire che gli utenti abbiano effettivamente l’età necessaria. Il governo australiano ha lasciato che la eSafety Commissioner, l’autorità di vigilanza, definisca le modalità di implementazione di queste misure, che potrebbero includere tecnologie come la biometria o l’uso di documenti d’identità digitali.
Nonostante il sostegno popolare, la legge ha sollevato diverse preoccupazioni, soprattutto tra i giovani e alcuni gruppi per i diritti umani. Molti adolescenti temono che il divieto possa limitare il loro accesso a importanti reti sociali e a spazi online di supporto, in particolare quelli appartenenti a minoranze come gli adolescenti LGBTQIA+ o migranti.
Inoltre, la Australian Human Rights Commission ha espresso preoccupazione per una possibile violazione dei diritti dei bambini all’auto-espressione e alla partecipazione nella società digitale. Anche nel settore tecnologico ci sono stati forti contrasti. Aziende come Meta e Snap hanno criticato la legge, mettendo in evidenza la mancanza di chiarezza sulle modalità di applicazione e chiedendo un rinvio dell’implementazione fino al termine delle attuali sperimentazioni sulla verifica dell’età. Elon Musk, fondatore di X, ha definito la legge un tentativo di “controllare” l’accesso di Internet per gli australiani, sollevando timori su possibili impatti sulla libertà di espressione.
La legge australiana potrebbe fare scuola per altri paesi, poiché cresce l’interesse globale per regolamentare l’uso dei social media tra i giovani. In paesi come la Francia e negli Stati Uniti sono già in atto normative simili che limitano l’accesso dei minori senza il permesso dei genitori. Tuttavia, il divieto totale australiano rappresenta un approccio ancora più restrittivo rispetto ad altre misure in corso in diverse giurisdizioni. Il divieto australiano è stato pensato come una risposta a preoccupazioni crescenti riguardo agli effetti negativi dei social media sulla salute mentale dei giovani. Secondo alcuni esperti, piattaforme come Instagram e TikTok sono diventate ambienti tossici per molti adolescenti, alimentando fenomeni di bullismo, ansia e problemi legati all’immagine corporea. In tal senso, la legge mira a proteggere i giovani da questi rischi, riducendo la loro esposizione a contenuti dannosi.