Dopo l’annuncio della scorsa settimana relativa all’attacco hacker di circa 50 milioni di profili attivi su Facebook, è stato reso noto che i dati personali sono stati messi in vendita.
Le informazioni che si possono acquisire valgono dai 3 ai 12 euro sul dark web e possono essere utilizzate in modi differenti. Si tratta di utilizzo per l’invio di promozioni e pubblicità ma anche per fini illegali: truffa, furto d’identità e ricatti.
L’attacco hacker
Secondo quanto è stato reso noto, la settimana scorsa sono stati violati circa 50 milioni di profili attivi su Facebook. Improvvisamente, i profili degli utenti che sono stati vittime di hackeraggio si sono disconnessi improvvisamente da tutti i dispositivi. Ciò a comportato che i dati rilevati sono finiti nelle mani di altre persone. Sfruttando le informazioni raccolte, i rischi e i danni sono molteplici. Oltre alla vendita di informazioni a terzi, chi è stato hackerato rischia furto d’identità, truffe e ricatti.
La scoperta
A rivelare la vendita dei dati personali presenti sui profili attivi su Facebook di circa 50 milioni di utenti è stato il sito The Independent.
Queste informazioni, pagate nel dark web dai 3 ai 12 euro in bitcoin per persona comporta un valore sul mercato di 150 e 600 milioni.
Secondo quanto riportato dalle ricerche della società Money Guru, le informazioni relative ai nostri dati personali presenti nei vari siti a cui siamo registrati hanno un valore in rete di circa 850 euro. Le informazioni più richieste e pagate sono quelle relative ai dati finanziari, incluse carte di credito, banking online e PayPal. È lo stesso esperto di sicurezza Bill Corner, a spiegare che “Le informazioni personali sono merce preziosa, le società devono usare tutti i loro mezzi per proteggere diligentemente reti, dispositivi e utenti”.
A seguito della violazione dei dati personali, Facebook rischia una multa di 1.63 miliardi di dollari.