"Verissimo", l’intervista a Francesca Fioretti: "Bastava un esame in più per salvare Astori"

Francesca Fioretti, intervistata nei salotti di "Verissimo", ha raccontato la sua vita con Davide Astori e ha parlato del modo in cui la figlia Vittoria ha metabolizzato il lutto.

"Verissimo", l’intervista a Francesca Fioretti: "Bastava un esame in più per salvare Astori"

Sono passati tre anni dalla morte di Davide Astori, ma il dolore per Francesca Fioretti resta tutt’oggi immensa. L’ex concorrente del “Grande Fratello” intervistata nei salotti di “Verissimo“, ha raccontato tutta la sofferenza durante la sua chiacchierata con Silvia Toffanin in cui presenta anche il libro “Io sono più amore. Un canto di forza, dolore, rinascita” uscito il 6 maggio.

Francesca Fioretti ha esordito, parlando di come la figlia Vittoria abbia vissuto in questi tre anni dall’assenza di suo padre, affermando che sin da subito lei ha voluto raccontare tutta la verità senza nasconderle nulla. Oggi, dopo un periodo di sofferenza, rivela che la piccola è nuovamente felice, anche se i ricordi ritornano spesso nella sua mente.

Siccome non si sono mai uniti in matrimonio, Francesca rivela di aver dovuto affrontare dei problemi burocratici che ha digerito molto poco: Eravamo una famiglia a tutti gli effetti anche se l’amore non era sigillato da un contratto matrimoniale”.

Purtroppo la scomparsa di Davide Astori ha inciso anche sulla gestione familiare della piccola Vittoria alla quale è stato affiancato per legge un tutore per seguirne la crescita e per cercare di aiutarla nel metabolizzare nel minor tempo possibile. Francesca rivela però di essere rimasta molto delusa da questa decisione: “Ho provato tanta rabbia perché gli altri decidevano per mia figlia”.

La morte dell’ex capitano della Fiorentina è diventata ancora più inaccettabile poiché, molto probabilmente, si sarebbe potuto salvare se si fosse sottoposto a un esame medico: “È stata riconosciuta una responsabilità medica perché, dai risultati dell’elettrocardiogramma, Davide doveva essere sottoposto a un banale holter, che non è mai stato fatto”. Per questo motivo vuole lottare per far si che l’holter, cioè la registrazione continua dell’attività elettrica del cuore nell’arco di un’intera giornata, diventi obbligatorio almeno per gli sportivi.

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