Il filosofo della Comunicazione e professore incaricato di Semiologia degli artefatti e Teoria dell’immagine presso la Link Campus University di Roma, Carmine Castoro, ospite a Otto e Mezzo su La7, ha utilizzato un paradosso decisamente ardito per esprimere il proprio dissenso verso la tv del dolore: “Dovremmo chiederci se ci terrorizza più Barbara D’Urso o l’Isis. A me fanno più paura la D’Urso e le sue consimili“.
Lilli Gruber è corsa immediatamente ai ripari, irrigidendosi sulla sedia: “Facciamo gli auguri a Barbara D’Urso. Fa grandi ascolti, complimenti“. Castoro, che ha pubblicato un saggio dal titolo “Il sangue e lo schermo”, ha cercato di far comprendere che siamo di fronte a tempi non solo di povertà economica, ma anche di grande miseria simbolica, numerose trasmissioni, secondo lui, non tentano di rappresentare la laboriosità del male, ne fanno solamente una fiaba distorta.
Il giornalista Massimo Bernardini, presente in studio, ha sottolineato aspramente il concetto affermando che un’intera generazione si illude di esser divenuta cronista solamente perchè soggiorna davanti alle villette.
Castoro ha affermato che vi sono due polarità, da una parte il tripudio del sangue, della guerra, dell’odio, rappresentati dall’Isis e dall’esportazione del terrorismo nelle nostre città – la trasformazione progressiva della società in una fabbrica di odio, di violenza, di morte – : dall’altra parte abbiamo la finzionalizzazione del dolore, che conduce al concetto di Pierre Bourdieu per cui si mettono in essere tragedie senza legami. Per il filosofo sradicando al dolore la filiera delle cause, della storia, della memoria, delle responsabilità e delle soluzioni, ci troviamo davanti solamente a un cinico intrattenimento, al quale si dedicano, con immenso vantaggio, tante trasmissioni televisive e tanti conduttori.
Carlo Freccero ha sottolineato: “Purtroppo è una tv che ha un suo pubblico. Non esiste più la tv, ma ci sono tante tv con il loro pubblico. E il pubblico che segue quel tipo di tv, anziché seguire Fox Crime, trova nella cronaca nera elementi di un racconto, che è sempre esistito”. L’americanizzazione della notizia.
Castoro ha citato uno studio dell’Osservatorio di Pavia – istituto di ricerca e di analisi della comunicazione – da dove è emerso che quello che viene trasmesso nei programmi della D’Urso è destituito di qualsiasi significato civico e pubblico e di qualunque principio di informazione e di interesse giornalistico, concentrandosi solamente su dettagli morbosi. Lilli Gruber ha chiosato sostenendo che, probabilmente, abbiamo superato, da tempo, la tv pedagogica.
La nascita della chimera del falso è per il filosofo la causa scatenante: i parametri di riferimento scardinati, l’assenza di dicotomie tra vero e falso, la falsificazione effettuata a priori a tavolino. La retorica dell’osceno che va oltre la pornografia. Fra le opere di Castoro troviamo: “Crash Tv. Filosofia dell’odio televisivo”, “Maria De Filippi ti odio. Per un’ecologia dell’immaginario televisivo”, “Filosofia dell’Osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”.