Marco Carta dalla D’Urso racconta la sua verità sull’arresto: “Sono innocente”

Il cantante sardo è intervenuto a Live – Non è la D’Urso raccontando, in lacrime, il suo arresto di venerdì scorso. “Ho chiesto il processo per direttissima perché sono innocente”.

Marco Carta dalla D’Urso racconta la sua verità sull’arresto: “Sono innocente”

Dopo l’arresto per furto aggravato, dalla Rinascente di Milano, di sei magliette del valore di € 1200 e il successivo rilascio, Marco Carta, nell’attesa del processo che si terrà a settembre, ha raccontato a Live non è la D’Urso, la sua verità sull’accaduto.

Il cantante era stato fermato insieme ad una sua amica, Fabiana Muscas, mentre stava uscendo dallo store di Milano, in seguito all’attivazione dell’allarme antitaccheggio. Dalla successiva perquisizione, gli agenti avevano rinvenuto, nella borsa della donna, dei capi di abbigliamento privati del sigillo antifurto.

Visibilmente provato, Marco Carta, ha voluto esternare la sua innocenza sull’accaduto, raccontando la sua verità: “Erano circa le 20 di venerdì sera quando, in compagnia di una mia amica, stavo uscendo dalla Rinascente con i miei acquisti. All’attivazione dell’allarme antitaccheggio siamo stati fermati dagli addetti alla sicurezza del negozio”, le parole del cantante, che è rimasto sorpreso che, anziché controllare il contenuto di borse e buste in loco, è stato condotto in una zona riservata per effettuare la perquisizione.

Quando dalla borsa della sua amica sono venute fuori le magliette, prive del sistema antitaccheggio, il cantante è rimasto scosso, conoscendo da tempo la donna: “È arrivata anche la polizia che ci ha comunicato che si sarebbe potuto procedere ad un arresto”. In quel momento per Carta: “Sembrava di essere in un manicomio, nel quale è difficile dimostrare di non essere pazzo”. Il ragazzo ha continuato ad esternare la sua innocenza e nei momenti precedenti l’arresto ha continuato a ripetersi: “Sono una brava persona”.

Dopo la perquisizione l’uomo e la donna sono stati condotti, separatamente, dagli agenti, in questura in stato di fermo: “Quando ero in cella mi sentivo un animale in gabbia”, l’impressione del cantante che alla concessione di poter chiamare il suo avvocato, ha preferito rinunciare, poiché l’unico suo pensiero era per la famiglia.

Intorno alle 4.30 del mattino la polizia ha poi condotto il ragazzo a casa, in attesa dell’udienza del sabato, nel quale ha ottenuto la revoca del fermo, in attesa del processo per direttissima in programma nel mese di settembre. Carta ha spiegato di non essere rinviato a giudizio, ma di aver scelto il rito per direttissima, poiché non ha bisogno di tempo per crearsi una difesa, visto che si dichiara innocente.

Per dimostrare la sua estraneità ai fatti, il cantante ha chiesto anche che vengano acquisite le immagini delle telecamere di sorveglianza, per un confronto con quanto dichiarato da un addetto dello store, che avrebbe visto la donna e il cantante, passarsi i capi trafugati negli spogliatoi.

Nell’attesa che arrivi il processo, il cantante ha raccontato di essere molto rattristato per quello che ha letto sui social, dove qualcuno gli ha anche augurato la pena di morte: “È più facile credere ad una cattiva notizia che ad una buona”, il suo dispiacere con particolare preoccupazione per la famiglia che vorrebbe continuasse ad andare a testa alta.

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