L’entrata di Selvaggia Roma al “Grande Fratello Vip” non è di certo passata inosservata, ma il suo percorso appena iniziato, potrebbe fin da stasera finire per sempre. La personal trainer romana ha commesso un passo falso pronunciando un termine offensivo per tutte quelle persone affette dalla Sindrome di Down.
A mettere in risalto quanto è accaduto è stata proprio l’associazione CoorDown che da sempre si batte per i diritti delle persone con Sindrome di Down e ha sottolineato come Selvaggia abbia inopportunamente usato il termine “mongoloide“, in un’accezione negativa e del tutto fuori contesto. Per queste ragioni è proprio questa associazione che chiede a gran voce l’espulsione della Roma.
Grande Fratello Vip, il comunicato di CoorDown
“Ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio in cui la parola “mongoloide” viene usata con un’accezione dispregiativa e le persone con sindrome di Down e le loro famiglie vengono gravemente offese. Ancora una volta accade di sentire questo termine in diretta televisiva nel corso di talk-show e programmi molto seguiti, dalla viva voce di noti giornalisti e persino sulle prime pagine dei giornali”.
Questo il pensiero dell’associazione che vuole sottolineare inoltre quanto sia importante prendere una dura posizione di fronte a questi episodi, condannarli assolutamente per dare un esempio e mandare un forte messaggio anche alle nuove generazioni che seguono questo tipo di programma.
Selvaggia in pratica, mentre si trovava a parlare con Pierpaolo Pretelli ha esclamato: “Non mi fare nemmeno passare come mongoloide” e proprio per questo CoorDown ha voluto ribadire che sarebbe l’ora di smetterla di accostare termini come “mongoloide“, “handicappato” o “cerebroleso” e quant’altro per offendere qualcuno, perciò ha chiesto a gran voce l’espulsione di Selvaggia.
Non solo, l’associazione mette le mani avanti e precisa che non intende accontentasi di scuse, come già successo in passato, questa volte esige che il concorrente venga espulso definitivamente dal gioco: “Così come è avvenuto per chi ha bestemmiato e chi ha usato la n-word. La discriminazione e il linguaggio violento contro le persone con disabilità hanno la stessa gravità della discriminazione razziale o della blasfemia”.