Il titolo è “Di padre di in figlio – vita da tifosi”, questo è un bel documentario – della durata di 105 minuti – dedicato al calcio e in particolare incentrato sui tifosi che vanno allo stadio (e in curva) vivendo intensamente la loro genuina passione. E’ andato in onda sabato su Rai Tre tuttavia, per chi lo ha perso e/o non ha potuto vederlo, è disponibile e visibile su Rai Play.
All’interno del documentario si sono visti i vari tifosi di: Roma, Lazio, Palermo, Pisa, Bologna, Genoa e Monza. Il messaggio che la Rai ha voluto veicolare mediante questo lungometraggio è che vivere lo Stadio e vivere la Curva è socialmente positivo; assistere insieme ad altre persone ad uno spettacolo dal vivo, avendo in comune l’amore verso una squadra, è un’esperienza speciale ed emozionante.
Si sono viste anche le c.d. “piazze minori” questo per dimostrare che spesso il tifo più ardente è proprio lì, l’essere tifosi di quella squadra quasi sempre coincide con l’essere sostenitore (più in generale) di quella determinata città; è un parallelismo squadra – città. Dal titolo del documentario, di padre in figlio, si intuisce poi che prevalentemente la passione verso la squadra della città nasce in questo modo: è il padre che la trasmette al figlio portandolo, da piccolo, allo stadio.
Nel documentario anche la comparsa di tifosi famosi quali Bonolis, il cantante Bocelli in occasione dello spazio dedicato al Pisa, l’attore Ficarra nel momento in cui si vedeva il Renzo Barbera e l’amore verso i rosanero del Palermo, ecc. Simpatico il momento della disputa fra Roma e Lazio nel quale, per capire quale fosse la squadra della capitale, c’erano appunto una moglie romanista e un marito laziale che vanno allo stadio, ciascuno seguendo il proprio cuore, in settori diversi.
Nei minuti dedicati al Bologna protagonista un tifoso che nella vita quotidiana è un veterinario, questo a dimostrazione del fatto che nelle curve ci sono tifosi provenienti da tutti i ceti sociali, in quel posto però si azzerano le differenze. Si è vista poi un’ intera famiglia genoana composta da padre, moglie e figli; tutti in gradinata nord a sostenere i rossoblù. Nella maggior parte dei casi il tifo è lontanissimo – a distanza siderale – da quella sparuta minoranza che talvolta fa violenza e per fortuna il documentario ha voluto evidenziare questa innegabile verità.