Alberto Stasi è innocente? I dubbi de Le Iene

Condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, Alberto Stasi scrive una lettera a Le Iene proclamando la sua innocenza e chiedendo un aiuto. L’inviato Alessandro De Giuseppe contesta alcuni punti dell’accusa.

Alberto Stasi è innocente? I dubbi de Le Iene

Sono passati quasi dieci anni da quella mattina del 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi fu brutalmente assassinata nella sua abitazione di Garlasco, vicino Pavia.

Il cadavere fu scoperto da Alberto Stasi, che fu subito sospettato di essere l’autore del delitto. Dopo essere stato assolto in primo e secondo grado, rispettivamente per insufficienza di prove e per non aver commesso il fatto, Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione, a seguito del nuovo processo disposto dalla Corte di Cassazione, che aveva annullato i primi due gradi di giudizio. Il ragazzo, in carcere a Bollate da 14 mesi, si è sempre proclamato innocente e in questi giorni ha inviato una lettera alla trasmissione televisiva Le Iene.

“Io non ho ucciso Chiara e non smetterò mai di ripeterlo. Io non so nemmeno chi sia stato, so solo che nessuno ha indagato in altre direzioni”, con queste parole Alberto Stasi chiede aiuto a Le Iene, per dare giustizia a Chiara e a se stesso. Alessandro De Giuseppe, inviato della trasmissione televisiva di Italia 1, ha cercato di fare luce su alcuni punti della sentenza, che potrebbero avere dei lati oscuri.

Nel servizio andato in onda nella puntata di domenica si fa una brevissima ricostruzione della vicenda secondo i giudici. Alberto la mattina del delitto si reca con una bici da donna a casa di Chiara, che, tolto l’antifurto alle ore 9:12, fa entrare il ragazzo. Questo in seguito la colpisce più volte con un oggetto contundente in più luoghi della casa, come si evince dalle diverse macchie di sangue rinvenute, e abbandona il cadavere lungo la scala che porta in cantina, dove appunto viene trovato il corpo senza vita della ragazza. In seguito l’assassino si reca in bagno e si lava le mani sporche di sangue e pulisce perfettamente il lavandino. Dopo di ché riprende la bici torna a casa e alle 9:30 accende il PC, per crearsi un alibi.

A questo punto Le Iene mettono in evidenza i 7 punti che hanno determinato la condanna di Stasi: Chiara apre ad un conoscente, il racconto di Stasi è poco credibile, sul dispencer del sapone sono state trovate le impronte del ragazzo, è stata nascosta la bici nera, sono stati cambiati i pedali alla bici da donna perché sporchi di sangue, Stasi non ha un alibi e porta il 42 di scarpe, misura compatibile con le tracce trovate sul luogo del delitto.

Il servizio evidenzia alcuni aspetti sui quali gli inquirenti non hanno indagato, la famosa “altra direzione” invocata nella lettera da Stasi. Il riferimento è ad una famiglia molto nota di Garlasco che era in possesso delle chiavi di casa Poggi. Nel servizio parla anche l’ex comandante dei Carabinieri di Garlasco, che sottolinea come le indagini su questa famiglia furono fatte parzialmente. Un altro tassello di questa vicenda lo scrive Marco Muschitta, un operario che si presenta spontaneamente dai Carabinieri, per segnalare di aver visto, in orario compatibile con il delitto, una ragazza con una bici nera nei pressi della casa dei Poggi.

L’uomo descrive minuziosamente la donna e anche il particolare che portava in mano un piedistallo da camino. Dopo tre pagine di dichiarazioni, il verbale si interrompe per un’ora, per riprendere con il Muschitta che ritratta dicendo di essersi inventato tutto. Messo il suo telefono sotto controllo, viene intercettata una telefonata con il padre nel quale sembrerebbe avvalorarsi l’ipotesi che la versione sia stata fatta cambiare da qualcuno. La coincidenza di questa testimonianza è che la ragazza vista dall’operaio è una componente della famiglia che aveva copia delle chiavi della casa di Chiara.

Un altro aspetto che non convince l’inviato de Le Iene è la circostanza della pulizia a fondo del lavandino, anche perché in una foto scattata subito dopo il delitto dalle forze dell’ordine, si vedono chiaramente alcuni capelli lunghi, presumibilmente da donna, mentre Alberto Stasi ha sempre portato un taglio corto. Infine anche la questione cambio pedali resta un mistero, visto che una perizia disposta dalla Procura generale di Milano ha accertato che, il pedale rinvenuto sulla bicicletta da donna, non è dello stesso modello di quello della bicicletta da uomo di Stasi, smentendo che sia stato effettuato un cambio tra le due bici.

Nel finale del servizio, Alessandro De Giuseppe cerca anche di intervistare Andrea Sempio, il ragazzo, amico del fratello della vittima, venuto alla ribalta qualche mese fa poiché una perizia della difesa ha segnalato la presenza del suo DNA sotto le unghie di Chiara. Il ragazzo ha preferito non rispondere, anche perché è impegnato a chiarire la sua posizione di fronte ai magistrati.

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