Era il Giugno 2014 quando Sunnyvale, sede di Yahoo, venne sconvolta da una gran brutta notizie. A causa della violazione di alcuni hacker, diversi account del celebre motore di ricerca americano erano stati compromessi con la diffusione delle relative password.
Da allora, Marissa Mayer, nuovo CEO dell’azienda, impegnata riguadagnare la fiducia di utenti ed investitori, ha cercato di rimediare in vari modi: prima invitando gli utenti a cambiare regolarmente le password, poi introducendo – nelle app mobili di Yahoo Mail per iOS e Android – l’autenticazione OnDemand.
In sostanza, quando si cercava di accedere al proprio account di posta elettronica, gli utenti di Yahoo ricevevano sul cellulare una password temporanea che dovevano poi inserire nell’app per accedere alla propria posta. La procedura era un po’ noiosa e, difatti, solo il 3/4% dei 225 milioni di utenti aveva abilitato l’opzione OnDemand, anche a fronte della sua indubbia utilità.
Ora Yahoo ci riprova introducendo una nuova tecnologia di accesso sicuro per la sua posta elettronica, Account Key che dovrebbe, progressivamente, sostituire quella precedente. Il funzionamento è molto semplice: scaricata l’applicazione Yahoo per iOS, Android e WindowsMobile, dovremo inserire la nostra abituale password di Yahoo nell’apposita mascherina.
Questo genererà la richiesta di una seconda password, però temporanea, che verrà inviata al nostro smartphone. Noi non dovremo far altor che copiare questa password temporanea e ridigitarla nell’app Yahoo: in sostanza si tratta del già collaudato sistema di log-in “two factor” che anche Google ha introdotto da ormai diverso tempo e che, in verità, risulta in uso anche presso diverse banche che, tuttavia, generano la password temporanea tramite una chiavetta domestica concessa in dotazione ai vari correntisti.
La misura in questione sembra decisamente attuale: gli utenti di Yahoo, infatti, sono per il 90% dotati di smartphone e, di questa percentuale, una grossa fetta si connette alla propria webmail da dispositivi mobili. La sicurezza, quindi, era diventata – in questo caso – una necessità decisamente imprescindibile per l’ex leader delle ricerche online.