Windows 11 si trova al centro dell’attenzione negli ultimi giorni per una serie di novità che stanno influenzando sia le prestazioni dei sistemi sia le aspettative degli utenti.
Il primo elemento che ha destato preoccupazione riguarda l’aggiornamento di dicembre 2025, che ha introdotto rallentamenti significativi in molti computer. Diversi utenti hanno segnalato un aumento dell’uso di CPU, RAM e disco, con conseguenti rallentamenti nell’interfaccia, tempi di risposta più lunghi tra le finestre e ritardi nell’apertura del menu Start e di Esplora file.
Il colpevole principale sembra essere il servizio AppX, noto come AppXSVC, responsabile della gestione delle applicazioni del Microsoft Store. Prima dell’aggiornamento, AppXSVC funzionava in modalità manuale, attivandosi solo quando necessario. Con l’aggiornamento di dicembre, il servizio è passato all’avvio automatico, rimanendo attivo anche in background e aumentando il carico sul sistema, soprattutto su PC più datati o con hardware limitato.
Microsoft ha chiarito che il passaggio all’avvio automatico mira a migliorare l’affidabilità in scenari specifici, ma la disabilitazione del servizio potrebbe compromettere gli aggiornamenti delle applicazioni, creando un dilemma per gli utenti.
In compenso, il colosso di Redmond sta intervenendo in modo mirato su File Explorer per migliorare una delle funzioni più utilizzate di Windows 11, rendendo la ricerca dei file più rapida e meno esigente in termini di memoria. Con le ultime build di anteprima del sistema operativo, l’azienda fondata da Bill Gates ha ottimizzato il processo di indicizzazione eliminando operazioni duplicate che in alcuni casi portavano a scandire più volte gli stessi percorsi. Il risultato è un uso più efficiente della RAM e una maggiore reattività dell’esplora risorse, soprattutto quando si lavora con molte cartelle, dischi secondari o unità esterne. Si tratta di un miglioramento poco visibile a livello grafico ma significativo nell’esperienza quotidiana, che conferma l’attenzione di Microsoft anche per le ottimizzazioni “sotto il cofano”. Dopo la fase di test riservata agli utenti Insider, queste novità dovrebbero arrivare in uno dei prossimi aggiornamenti stabili di Windows 11, contribuendo a rendere il sistema più fluido anche sui PC meno recenti.
Parallelamente, Microsoft ha introdotto un nuovo driver nativo NVMe per Windows 11, in grado di migliorare notevolmente le prestazioni degli SSD. I test effettuati dagli utenti mostrano incrementi consistenti, con punteggi AS SSD Benchmark che crescono fino al 13% su PC tradizionali e incrementi anche più marcati nei carichi casuali, fondamentali per il gaming. Su dispositivi portatili come handheld gaming, le scritture casuali possono migliorare addirittura dell’85%, un salto prestazionale importante. Il nuovo driver ottimizza la gestione degli SSD NVMe eliminando conversioni e comandi inutili che in passato rallentavano le unità, trattandole finalmente per quello che sono.
Al momento, il driver è ufficialmente disponibile solo per Windows Server 2025, ma utenti esperti hanno già trovato modi per attivarlo su versioni consumer, pur dovendo fare attenzione a possibili incompatibilità con tool di gestione di terze parti.
Infine, nelle ultime ore si è diffusa una notizia che ha generato confusione nel panorama tecnologico: secondo un post su LinkedIn, un team di Microsoft guidato da Galen Hunt stava cercando di riscrivere Windows 11 in Rust entro il 2030 sfruttando l’intelligenza artificiale. La notizia è stata prontamente smentita: si trattava di un progetto di ricerca teorico e non di una strategia concreta per riscrivere l’intero sistema operativo. L’obiettivo del team è sviluppare strumenti che rendano possibile la migrazione da un linguaggio all’altro, senza influenzare il codice in distribuzione. In altre parole, Windows 11 rimane stabile nelle versioni attuali, mentre le ricerche potrebbero aprire la strada a evoluzioni future della piattaforma.