Windows 11 si prepara a introdurre una delle funzioni più discusse degli ultimi anni: la possibilità per le applicazioni di intelligenza artificiale di terze parti di accedere direttamente ai file e alle cartelle personali presenti sul PC. Un cambiamento radicale, che segna un’evoluzione profonda nel modo in cui l’IA può integrarsi con il sistema operativo, ma che solleva anche interrogativi significativi sul trattamento dei dati sensibili degli utenti.
Microsoft presenta la novità come un passo avanti verso una produttività più rapida, fluida e priva di passaggi intermedi, ma la questione della tutela della privacy è già al centro del dibattito. La nuova funzione, al momento in fase di test, punta a eliminare la necessità di caricare documenti su piattaforme online per sfruttare le capacità generative dell’IA. Grazie a un canale diretto tra il sistema e gli agenti intelligenti, un’app come Claude potrebbe leggere documenti locali per generarne riassunti, preparare presentazioni o elaborare contenuti più complessi come bozze di siti web.
Questo approccio supera i limiti attuali dell’integrazione dell’IA in Windows, ancora confinata a operazioni isolate come la modifica di immagini nel software Foto o la rimozione di oggetti tramite Paint, offrendo una struttura più ampia e capace di dialogare con applicazioni esterne. La novità, però, inevitabilmente mette sotto i riflettori la gestione dei dati personali.
Microsoft sostiene che il processo sia progettato per essere sicuro, poiché il contenuto resta sul dispositivo: il sistema operativo si limita a condividere i file selezionati con l’app autorizzata, senza inviarli a server esterni. Ogni applicazione dovrà comunque chiedere un consenso esplicito tramite un pop-up ben visibile, con opzioni che permettono di concedere l’accesso una sola volta, sempre o di negarlo del tutto.
L’utente, dunque, rimane formalmente al centro del controllo, anche se la presenza di IA sempre più evolute e autonome richiede un livello di consapevolezza maggiore nell’uso quotidiano del PC. Il meccanismo si basa sul Model Context Protocol, una tecnologia open-source pensata per creare un ponte standardizzato tra modelli di IA e applicazioni. Nonostante la partnership tra Microsoft e OpenAI, quest’ultima non ha ancora confermato un supporto ufficiale al nuovo sistema, segno che le implicazioni tecniche e normative sono ancora oggetto di valutazione.
Intanto, prima del debutto di questa funzione più ambiziosa, Microsoft dovrebbe distribuire aggiornamenti meno invasivi collegati a Copilot e Microsoft 365, come strumenti avanzati per il riassunto dei documenti direttamente dal File Explorer.