Non è un mistero che WhatsApp voglia monetizzare il suo grande successo di pubblico, sostanziato in 1 miliardo di utenti attivi al giorno. Nelle ultime ore, però, ovviamente grazie alle spifferate della Rete, è emerso un quadro più chiaro di come ciò potrebbe avvenire.
WABetaInfo, fonte notoriamente affidabile nel chiarire i futuri progetti della grande W, ha svelato – progressivamente – una serie di indiscrezioni, ben nascoste dallo staff di Jan Koum, che denotano un chiaro percorso di monetizzazione della più diffusa app di messaggistica del mondo. Già verso fine Giugno, viene fatto notare, venne aperta la ricerca di personale mirante a reperire un Product Manager occupato a tempo pieno (full time) sulla “Monetization”. Prima di allarmarsi, però, è bene ribadire che WhatsApp rimarrà gratuita per gli utenti comuni.
Il progetto della celebre azienda, poi acquista da Facebook, è quello di puntare sui servizi a pagamento per le aziende che, in questo modo, potranno comunicare (in multilingua, grazie agli “structured messages” corredati anche di foto, video, e pulsanti) con i propri clienti le novità dell’ultimo momento (es. scioperi nel caso di compagnie aeree), le emergenze (transazioni strane, ravvisate dalle banche), e le eventuali promozioni (targettizzandole per pubblico). Naturalmente, gli utenti finali potrebbero decidere quali comunicazioni ricevere, e anche di non ottenerne affatto, continuando – di fatto – ad usare WhatsApp esattamente come avviene oggi.
Le aziende, dal canto loro, sarebbero “costrette”, per poter erogare questi servizi, ad installare anche una seconda app, “Small and Medium Business”, concepita per Android, iOS, e WinMobile, che agirebbe in tandem col messenger di cui sopra, permettendo – nel contempo – di separare uso privato ed uso business del medesimo. Va da sé che, assieme all’installazione di codesta app accessoria, le aziende dovrebbero anche corrispondere un account diverso da quello di un utente comune.
Al contrario della foto profilo, il nome scelto non potrà essere cambiato, e dovrà essere corredato di svariate informazioni, come indirizzo, mail, telefono, e sito web. Inoltre, nel caso l’identità di un account sia stata verificata da WhatsApp, l’azienda in questione potrà fregiarsi – sul suo profilo (anche WhatsApp stessa ne avrà uno, per diffondere i suoi changelog) – di un’emoji a forma di spunta (“Verified business”), a certificarne l’autenticazione (per una maggior tranquillità degli utenti finali).
In cambio, però, ne ricaverebbero anche una sezione statistica ove poter consultare l’efficacia delle proprie campagne di comunicazione. WhatsApp, naturalmente, non ha confermato le indiscrezioni in merito alle novità sulle cui tempistiche di introduzione, quindi, non vi è un timing certo.