Google e Spotify sono al centro di nuove misure di sicurezza che influenzano gli utenti di entrambe le realtà. Mentre Google sta portando avanti il passaggio a Manifest V3, che sta causando problemi a molte estensioni come uBlock Origin su Chrome, Spotify ha attivato un blocco per le versioni craccate della sua app. Ecco cosa c’è da sapere su queste novità e come gli utenti possono reagire.
uBlock Origin su Chrome: la transizione a Manifest V3 e la soluzione temporanea
Google ha accelerato il passaggio a Manifest V3, un nuovo standard per le estensioni di Chrome che sta mettendo in difficoltà molte delle estensioni più popolari, tra cui uBlock Origin, il noto strumento per il blocco degli annunci. A partire da alcune settimane fa, gli utenti di Chrome hanno iniziato a ricevere il messaggio che avvisa della disattivazione automatica dell’estensione, accompagnato dalla raccomandazione di rimuoverla. Questo è solo l’ultimo capitolo di un processo che vede la progressiva eliminazione delle estensioni basate su Manifest V2.
La ragione di questo cambiamento risiede nel fatto che le estensioni più vecchie utilizzano funzioni che saranno incompatibili con Manifest V3, limitandone l’efficacia, se non rendendole completamente inutilizzabili. Google ha dichiarato che, col tempo, tutte le estensioni basate su Manifest V2 diventeranno obsolete. Tuttavia, per gli utenti che vogliono continuare a utilizzare uBlock Origin su Chrome, esiste ancora una soluzione temporanea: riattivare manualmente l’estensione dalle impostazioni di Chrome. Sebbene questa soluzione funzioni al momento, non è destinata a durare a lungo e, quindi, gli utenti sono invitati a esplorare alternative come browser diversi (Firefox, Brave) che non hanno queste limitazioni o a utilizzare la versione Lite di uBlock Origin su Chrome, che però presenta funzionalità ridotte.
Spotify craccato non funziona più: la Play Integrity API in azione
Nel frattempo, un altro cambiamento significativo arriva per gli utenti di Spotify, in particolare quelli che utilizzano versioni craccate dell’app. Da inizio marzo 2025, è stato segnalato un malfunzionamento delle versioni pirata di Spotify, con l’app che non si avvia più su dispositivi Android. Questo potrebbe essere il risultato dell’adozione della Play Integrity API, una misura di sicurezza introdotta dal Google Play Store per verificare che le app siano installate in modo legittimo, da una fonte autentica, e non siano state modificate.
Questa tecnologia permette a Spotify di rilevare le versioni modificate dell’app e bloccarle, impedendo l’accesso agli utenti che non stanno utilizzando una copia ufficiale dell’app. Inoltre, è emersa una seconda ipotesi: la possibilità che l’Italia sia stata inclusa in una fase di test A/B in cui sono state attivate misure di sicurezza aggiuntive per contrastare l’uso di versioni piratate. Per gli utenti che vogliono comunque utilizzare Spotify in modo legittimo, le alternative gratuite sono sempre disponibili, come YouTube Music e Amazon Music, con opzioni che offrono l’ascolto di musica gratis con pubblicità. Inoltre, ricordiamo che Spotify offre una prova gratuita di un mese per chi non ha mai utilizzato Premium, e uno sconto per gli studenti, che possono sottoscrivere l’abbonamento a soli 5,99 € al mese.