Spotify: gli utenti che non pagano potranno saltare le pubblicità

Spotify sta testando in Australia la possibilità di introdurre la funzione di poter saltare tutte le pubblicità tra le varie canzoni anche per gli utenti che non pagano l'abbonamento.

Spotify: gli utenti che non pagano potranno saltare le pubblicità

La funzione di Spotify è in fase di test in Australia, dunque ancora lontana dall’Italia, ma potrebbe segnare l’inizio della svolta per coloro che utilizzano l’applicazione di streaming musicale senza pagare. Gli utenti free, infatti, potranno saltare gli annunci video e audio ogni volta che vorranno. 

Alla base di questo esperimento c’è il fatto che gli utenti che saltano le pubblicità non interessano alle aziende. Infatti, solo le inserzioni visualizzate saranno pagate a Spotify e, dunque, gli inserzionisti non pagheranno gli annunci non visualizzati.

Spotify: l’obiettivo è migliorare gli annunci pubblicitari

Gli esperimenti che Spotify sta portando avanti hanno l’obiettivo di migliorare la qualità degli annunci, rendendoli personalizzati in base ai gusti degli utenti. Un po’ come accade per le pubblicità di Google Adsense e quelle su Facebook. Bisognerà solo vedere quanti utenti effettivamente guarderanno le pubblicità: in fondo, la maggioranza tenderà a saltare gli annunci, in quanto sono interessati ad ascoltare la musica.

Dunque, la vera differenza tra l’abbonamento a pagamento e la versione gratuita sta nel fatto che i primi non avranno alcun tipo di pubblicità, mentre gli utenti free dovranno – per ogni canzone – cliccare il tasto Skip per proseguire con l’ascolto.

Volendo parlare di numeri, Spotify, nel 2017 ha generato oltre 4 miliardi di ricavi, tuttavia è stata registrata una perdita di 1.2 miliardi di dollari. Gli utenti totali attivi ogni mese sono 159 milioni, di cui 71 milioni hanno sottoscritto l’abbonamento a pagamento. L’obiettivo da raggiungere entro la fine di quest’anno è di arrivare a quota 96 milioni di abbonati e 200 milioni di utenti attivi. 

Parliamo di cifre da capogiro, senza considerare che sull’applicazione è possibile scegliere tra 35 milioni di brani, nonostante le proteste di alcuni artisti, come i RadioHead. Tutto sommato, ogni artista vuole finire su Spotify, in modo da capire l’andamento delle proprie canzoni e far accrescere quanto più possibile il loro valore sul mercato.

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