Meta: crittografia end-to-end nel 2023 per Instagram e Messenger, guanto per Metaverso

Procede a rilento l'implementazione delle crittografia di default per Messenger e Instagram, a causa dell'esigenza di non minare la sicurezza degli utenti: nel frattempo, procede lo sviluppo di un guanto per restituire le sensazioni del toccare gli oggetti .

Meta: crittografia end-to-end nel 2023 per Instagram e Messenger, guanto per Metaverso

Meta, la parental company nota un tempo come Facebook Inc, ha riferito di importanti novità, sia in relazione alla crittografia end-to-end delle sue app di messaggistica, che in relazione alla sua corsa (da attuarsi anche mediante adeguato hardware) verso i mondi simulati del Metaverso.

La prima novità relativa a Meta, in quest’avvio di settimana, riguarda la crittografia end-to-end per le sue chat app che, da qualche tempo, sono in corso di unificazione infrastrutturale: WhatsApp ha già attiva di default tale forma di protezione in base a cui solo mittente e destinatario conoscono il contenuto del messaggio che si scambiano, mentre su Instagram e Messenger la protezione in oggetto va attivata manualmente (es. con le conversazioni segrete di Messenger).

A inizio anno, era stato promesso l’arrivo della crittografia predefinita anche per Messenger e Instagram, ma ora, come confermato al The Telegraph dal responsabile della sicurezza di Menlo Park, Antigone Davis, la nuova deadline è quella del 2023

La motivazione fornita dal dirigente di Menlo Park è quella dell’implementare la funzione nel modo migliore, cioè senza penalizzare la capacità della piattaforma di individuare abusi e condotte criminali: a tal scopo, il complesso equilibrio tra le due esigenze contrapposte, riservatezza e scoperta degli abusi, sarà ottenuto mediante un mix che prevederà l’impiego delle segnalazioni degli utenti, l’uso di informazioni sull’account, e di dati non crittografati. 

Sempre da Meta arriva la dimostrazione, da parte dei suoi Reality Labs, di un paio di guanti sperimentali per il metaverso. Secondo il ricercatore Sean Keller, questi guanti, frutto di 7 anni di ricerca (benché una start-up di Seattle, HaptX, parli di violazione di alcune sue tecnologie brevettate), utilizzerebbero un mix di percezioni visive, vibrazioni aptiche, suoni e senso di pressione per restituire la sensazione del toccare qualcosa e renderne la sensazione della consistenza. Molto di tutto ciò, in particolare, si otterrebbe grazie a degli attuatori, delle vesciche, che a seconda dell’intensità del flusso d’aria lasciato passare attraverso di esse, eserciterebbero una particolare pressione in un dato punto. 

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