Come abbiamo visto, Instagram è cresciuta davvero molto negli ultimi 2 anni (su stessa ammissione di Facebook che la controlla): attualmente, infatti, il social preferito dai “selfisti” annovera qualcosa come 500 milioni di utenti attivi al mese e 300 milioni di utenti attivi al giorno. È, quindi, giunto il momento di far sì che quest’immensa massa di persona abbatta la Babele delle differenze linguistiche e impari a capirsi: ecco come, grazie ad un pulsante di traduzione istantanea made in Instagram.
Instagram ha rilasciato, nelle ultime ore, un comunicato ufficiale nel quale ha spiegato che il servizio in questione è cresciuto, nel corso del tempo (a partire dalla nascita, nel 2010), oltre le più rosee aspettative degli stessi fondatori (Kevin Systrom e Mike Krieger, per intenderci). Per questo motivo, si sarebbe pensato di realizzare uno strumento che permettesse agli utenti di questo servizio di comprendere le foto storie pubblicate al di là del linguaggio usato per descriverle.
Fuori di metafora, Instagram implementerà un servizio di traduzione istantanea nella sua struttura, sia a livello di app mobili (per iOS e Android) che nella versione web based: ogni qual volta scorreremo la newsline delle fotostorie e ne vedremo una corredata di una didascalia scritta in una lingua diversa dalla nostra, un pulsante ivi presente ci consentirà di tradurne il testo in modo a noi comprensibile. Lo stesso avverrà anche per i profili biografici scritti nelle altre lingue.
Non è chiaro, tuttavia, a quale servizio si appoggerà Instagram per fornire questa nuova funzionalità. Più certa, invece, sembra la tempistica del rilascio di questa nuova feature: il comunicato parla di “coming month”, ovvero del mese in arrivo e, quindi, è facile ipotizzare che si potran tradurre fotostorie e profili stranieri a partire dal Luglio 2016 che è proprio dietro l’angolo.
Instagram, quindi, si accinge ad implementare in-app un servizio di traduzione istantanea in tutte le lingue disponibili: seguire utenti e contenuti stranieri non sarà mai così facile, anche per una social app che – in fondo – fa delle immagini il suo centro nevralgico.