Ha davvero senso la fuga di massa da WhatsApp oppure è solo panico?

Con l'annuncio delle nuove regole per la privacy WhatsApp si è trovata di fronte ad una vera e propria fuga di massa di utenti verso altri canali. I motivi sono molti e non tutti pura fantasia. Resta il fatto che Telegram & Co ringraziano per l'occasione.

Ha davvero senso la fuga di massa da WhatsApp oppure è solo panico?

Se utilizzate Telegram o qualsiasi altra piattaforma alternativa a WhatsApp vi sarete accorti che da qualche tempo stanno spuntando come funghi nuovi utenti provenienti direttamente dalla vostra rubrica.  Il motivo è che tantissimi si stanno rapidamente allontanando dall’altro servizio di instant messaging per via delle prossime novità per quanto riguarda la privacy che saranno attivate a febbraio.

Se non si accettano le nuove condizioni, infatti, non si potrà continuare ad utilizzare il servizio e si perderà la propria utenza, cosa che ha preoccupato molti e insospettito tanti altri ma che soprattutto ha spinto ad una fuga di massa verso piattaforme considerate più sicure e meno invasive rispetto a quella acquisita dal gruppo di Facebook.

Chi è interessato dai nuovi termini di servizio

I nuovi termini di servizio che devono essere accettati in maniera obbligatoria se si può continuare a utilizzare WhatsApp diventeranno operativi dal 8 febbraio 2021 punto sono voci che riguardano il trattamento dei dati e in particolare il modo in cui le aziende possono utilizzare i servizi messi a disposizione da Facebook per poter gestire e conservare le  loro chat su WhatsApp.

Non tutti gli utenti, quindi, saranno interessati dalle nuove regole, ma quello che piace molto poco è il fatto che sembra una mossa atta ad avvantaggiare solo chi sulle piattaforme social lavora e guadagna, con una scarsa quantità di vantaggi per chi invece le utilizza ogni giorno per tenersi in contatto con amici e parenti.

Molta confusione per tutti

Anche se sul blog ufficiale di WhatsApp sono state pubblicate tutte le spiegazioni necessarie, questo fatto è poco noto per l’utente medio che per abitudine si rivolge alle piattaforme social  in cerca di una spiegazione. Gran parte delle diatribe si sono svolte direttamente sulle piattaforme come Facebook che appartengono allo stesso gruppo di WhatsApp e molte notizia si sono diffuse senza il benchè minimo controllo.

Questo ha generato, se possibile, molte più perplessità fra gli utenti che interpretano le nuove regole come una manovra fatta solo per spiarli, a prescindere dal fatto che molti condividono liberamente anche informazioni molto personali sulle piattaforme, segno della grande confusione che si sta generando online.

Quali sono le informazioni condivise

Riassumendo il tutto, una volta attivo il nuovo contratto  sarà obbligatoria la cessione di molte informazioni personali che potranno essere utilizzate dalle aziende, soprattutto a livello commerciale virgola per azioni su Facebook. Almeno sulla carta lo scopo della raccolta dei dati è il miglioramento dell’esperienza di servizio sui social network. Quello che non piace in particolare è il fatto che oltre al numero di telefono che collega utente e azienda, saranno anche Messi in campo dati sulle transazioni, sull’indirizzo IP e sul dispositivo mobile che viene impiegato.

In realtà si tratta di una tendenza già in atto da tempo anche su altri network, ma i livelli di sospetto nei confronti di Facebook sono alti da molto tempo, anche perchè tende ad essere, all’atto pratico, una piattaforma poco trasparente per quanto riguarda privacy e sicurezza, come già messo in chiaro in alcune udienze che hanno visto protagonista Zuckerberg.

Perchè non piace l’idea?

L’idea è quella di rendere più efficiente l’infrastruttura di consegna, i livelli di integrità e di sicurezza, che comprendono ad esempio minacce e spam, la creazione suggerimenti migliorie più mirati e un’ottimizzazione per quanto riguarda le transazioni il collegamento tra Facebook Pay e WhatsApp.

Il pacchetto dei dati che saranno disponibili  per l’elaborazione è molto consistente e per gran parte delle persone che utilizzano il servizio, una violazione della privacy per profilare le loro attività quotidiane a fini statistici non piace per nulla, preferendo che il livello di controllo a loro carico sia mantenuto decisamente basso.

Che succede in Europa?

Ovviamente una infrastruttura pagata 19 miliardi di dollari non si regge sulle buone promesse, come quella di mantenerla separata e indipendente da Facebook  fatta già qualche anno fa in fase di acquisizione e c’era da aspettarsi che qualcosa succedesse. Al momento sembrerebbe che l’Unione Europea, da quanto riportato sul blog ufficiale di WhatsApp  non sia parte del progetto per questioni relative alle leggi sulla privacy dalle nostre parti.

Ma facendo due conti abbastanza rapidi la situazione non è destinata a durare all’infinito, considerando che in altri paesi il numero degli utenti  il servizio di Instant messaging è crollato a picco e insieme ad esso la quantità di introiti. Non è ancora lontanamente una situazione di default, ma per la legge dei vasi comunicanti, tutti gli amanti della privacy totale, quando escono dalla piattaforma si portano dietro la loro corte, prima o poi.

Quali sono le prospettive?

I più allarmisti sono passati direttamente ad altre piattaforme abbandonando in massa WhatsApp, processo fra l’altro già in atto da un po’ di tempo, che era iniziato dopo l’acquisizione da parte di Facebook, rafforzando quindi le posizioni di Signal, Telegram e degli altri servizi. Era già accaduto con Messenger, che una volta inglobato nella piattaforma social aveva visto calare non di poco i volumi di traffico.

Le vie quindi sono due: accettare le condizioni e restare su WhatsApp oppure passare ad altri servizi più sicuri nella speranza che anche questi non cambino politica. Per il resto le funzionalità del servizio resteranno invariate, ma un calo eccessivo di numeri potrebbe portare in alcuni scenari alla su chiusura oppure a farlo diventare una piattaforma di secondo piano.

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