Nel contesto della crescente preoccupazione per la protezione dei dati personali, due novità hanno recentemente attirato l’attenzione degli utenti: il lancio di Databreach.com, una piattaforma per verificare se i propri dati sono stati compromessi, e la crescente invasività degli elettrodomestici smart, che raccolgono più dati di quanto si pensi.
Databreach.com: un nuovo strumento per la sicurezza dei dati
Databreach.com è una nuova piattaforma lanciata da Atlas Privacy, un’azienda statunitense specializzata nella rimozione di informazioni personali sensibili dalla rete. Il sito si propone come un concorrente o alternativa a “Have I Been Pwned“, un servizio già molto noto per verificare se le proprie credenziali sono state compromesse. Tuttavia, mentre il sito di Troy Hunt si concentra principalmente sulle email, Databreach.com si espande a una varietà di altre informazioni personali. La novità principale è che, oltre alle email, il sito permette di cercare se il proprio numero di telefono o il SSN (Social Security Number, equivalente del nostro codice fiscale) siano stati esposti in qualche data breach.
In futuro, saranno aggiunti anche altri dati come indirizzi fisici, indirizzi IP, nomi utente e altri dettagli legati all’identità. Ogni ricerca su Databreach.com è anonima, ma nel caso in cui vengano trovati risultati, l’utente non avrà accesso diretto alle informazioni compromesse, ma solo alla categoria dei dati rubati (ad esempio, una data di nascita o un numero di telefono). La piattaforma si distingue per il suo database che include oltre 17,3 miliardi di record violati, cifra che supera quella di Have I Been Pwned. Questo rende il sito un valido strumento per gli utenti che desiderano proteggersi: sapere se i propri dati sono stati compromessi permette di adottare misure preventive, come cambiare le password o monitorare più attentamente i propri conti online.
Gli elettrodomestici smart: un problema di privacy Sempre più inquietante
Se da un lato la tecnologia ci offre nuovi strumenti per proteggere la nostra privacy, dall’altro, l’adozione di dispositivi smart in casa solleva nuove preoccupazioni. In particolare, alcuni elettrodomestici, come le friggitrici ad aria, stanno sollevando il dibattito sull’invasività dei dati raccolti. Secondo un rapporto dell’associazione dei consumatori britannica Which?, alcune friggitrici ad aria, insieme a smart TV e dispositivi come gli smart speaker, si rivelano essere più invadenti di quanto ci si aspettasse. Questi dispositivi non solo sono in grado di raccogliere informazioni sulle nostre abitudini quotidiane, ma possono anche inviare dati sensibili a server lontani, come quelli in Cina. Le friggitrici Aigostar e Xiaomi, ad esempio, hanno registrato e trasmesso informazioni sugli utenti, incluse quelle relative all’audio e ai dati personali, senza una giustificazione chiara. Questo accade soprattutto quando le app collegate ai dispositivi si connettono a tracker di Facebook, Tencent e altri giganti tecnologici.
Questo fenomeno non si limita alle friggitrici ad aria. Gli smart speaker e le smart TV, ad esempio, sono ben noti per raccogliere e trasmettere i dati degli utenti. I dispositivi possono registrare le conversazioni o raccogliere informazioni sulla posizione, per poi usarle per personalizzare gli annunci pubblicitari. Samsung e Hisense, per esempio, richiedono dati come il codice postale per personalizzare i contenuti visualizzati sui televisori, mentre LG e Samsung si connettono a tracker come quelli di Google e Facebook. Le implicazioni di queste pratiche sono chiare: mentre i consumatori beneficiano della comodità degli elettrodomestici smart, non sempre sono consapevoli della quantità di dati che questi dispositivi raccolgono e trasmettono. È fondamentale, quindi, che gli utenti siano più attenti a leggere le politiche sulla privacy e a gestire attentamente i permessi concessi alle app che controllano questi dispositivi.