iCloud, il servizio di archiviazione cloud di Apple, rappresenta una soluzione pratica per gestire dati, foto e documenti. Tuttavia, per chi utilizza il piano gratuito, la soglia di 5 GB di spazio disponibile può diventare una limitazione. Un recente caso legale negli Stati Uniti ha sollevato un tema cruciale: Apple sarebbe accusata di rendere difficile, se non impossibile, per gli utenti ridurre lo spazio utilizzato per rimanere nel piano gratuito, spingendoli di fatto a sottoscrivere un abbonamento a pagamento.
Secondo un gruppo di querelanti americani, una volta raggiunto il limite dei 5 GB, Apple renderebbe “virtualmente impossibile” eliminare contenuti o ridurre lo spazio di archiviazione. La strategia, secondo la denuncia, consisterebbe nell’indurre gli utenti a sottoscrivere uno dei piani a pagamento offerti dall’azienda. Le accuse si basano anche sulle comunicazioni inviate agli utenti, che evidenzierebbero la necessità di liberare spazio o, in alternativa, abbonarsi per ottenere più capacità di archiviazione.
Gli autori della denuncia sostengono che Apple avrebbe “ingannato” i consumatori, affermando che sarebbe possibile gestire i dati per restare nel piano gratuito, ma rendendo tale operazione complessa o inefficace. In particolare, i querelanti indicano che le istruzioni fornite da Apple non porterebbero ai risultati promessi. Nonostante le accuse, la Corte d’Appello del nono circuito ha respinto la class action.
Il tribunale ha stabilito che le prove presentate non sono sufficienti a dimostrare che Apple abbia effettivamente ostacolato la gestione dello spazio di archiviazione gratuito. Inoltre, le comunicazioni di Apple sono state definite “informative” e non “promesse esecutive“.Secondo il giudice, i querelanti non hanno dimostrato adeguatamente che fosse impossibile liberare spazio o tornare sotto la soglia dei 5 GB. Per questo motivo, la causa non ha avuto seguito.
La questione evidenzia un tema ricorrente nell’ecosistema Apple: la gestione dello spazio di archiviazione. Molti utenti si lamentano della scarsa capacità offerta dal piano gratuito, che risulta insufficiente per chi utilizza iCloud in modo intensivo. Sebbene esistano opzioni per liberare spazio, come l’eliminazione di backup inutilizzati o file pesanti, alcuni utenti trovano il processo macchinoso e poco intuitivo. Questa non è l’unica controversia che coinvolge Apple. Recentemente, l’azienda si è trovata al centro di una disputa legale in Brasile legata al sideloading, ovvero la possibilità di installare applicazioni da fonti esterne all’App Store. Questa funzionalità, già attiva in Europa, è stata al centro di un’ingiunzione da parte dei tribunali brasiliani, che avevano imposto ad Apple di implementarla entro il 16 novembre 2024. Tuttavia, l’azienda ha ottenuto una sospensione della sentenza, sostenendo che le modifiche richieste richiederebbero più tempo per essere implementate.