Ultimamente, con l’uscita dei nuovi Nexus implementati da Android Marshmallow, non si fa altro che mettere sotto la lente il nuovo sistema operativo che Google ha destinato ai dispositivi mobili.
Si è già visto che il nuovo Android dovrebbe essere più pignolo in fatto di applicazioni: detto in altri termini, Marshmallow dovrebbe controllare al millimetro le autorizzazioni chieste da ogni applicazioni, facilitarne la disinstallazione e, interessante, anche controllarne l’impatto in termini di consumo (nel caso, ad esempio dell’app Fotocamera).
Rimanendo sul versante delle applicazioni, alcuni tester del portale Ars Technica hanno scoperto che l’annunciato sistema di backup delle applicazioni funziona: Marshmallow è in grado effettivamente di salvare i dati di ogni applicazione (/data/data) tralasciando, per non ingrandire il backup, sia la cache che i file temporanei generati dall’app in oggetto.
Il backup previsto dal nuovo Os di Mountain View avverrebbe in automatico ogni 24 ore su GDrive, sarebbe invisibile ma non occuperebbe lo spazio che Google ci assicura (15 GB tra Gmail, Picasa e GDrive appunto): il momento più adatto per il salvataggio sarebbe la notte col device in carica, in idle da almeno un’ora e, ovviamente, sotto copertura del Wi-Fi. Al momento del ripristino, l’applicazione tornerà a funzionare come prima in tutto e per tutto: persino le notifiche push-up saranno già attive senza il bisogno che vengano riconfigurate.
Tutto rose e fiori, quindi? Neanche per sogno! I tecnici in questione, infatti, hanno notato che il backup avviene solo se le nuove applicazioni sono compatibili con le nuove API 23 di Marshmallow: per questo motivo gran parte delle applicazioni attualmente esistenti, sia nel PlayStore che fuori, andranno implementate con le nuove librerie di Marshmallow visto che, nel momento in cui scriviamo, sulle prime 200 applicazioni non videoludiche del PlayStore ufficiale, solo 4 risultano abilitate al backup (e di queste, 1 crasha di continuo).
Oltre a ciò, si consideri che gli sviluppatori di app dovranno anche precisare cosa vogliono che si salvi della loro applicazione e, soprattutto, SE vogliono che la propria applicazione venga backuppata in cloud (potrebbero opporsi accludendo nel codice dell’app la stringa android:allowBackup=”false”).
Altri motivi che potrebbero impedire il backup delle app sono, infine, il fatto che i dati di queste ultime siano criptati (venendo ripristinati su un device formattato e, quindi, senza chiave di decrittazione, sarebbero inutilizzabili) e il fatto che le app da “salvare” facciano uso di un codice di identificazione univoco (in tal caso, il ripristino genererebbe crash in sequenza!).