AGCOM vuole che Whatsapp & Co paghino per l’uso delle reti telefoniche

Una recente indagine dell'AGCOM osserverebbe che, dal cambiamento del panorama comunicazionale, sarebbero uscite danneggiate le Telco: per questo motivo le società di messaggistica dovrebbero pagare un pedaggio a chi fornisce loro le reti...

AGCOM vuole che Whatsapp & Co paghino per l’uso delle reti telefoniche

Il settore della comunicazione, e chi ci segue lo sa, è cambiato molto nel corso degli ultimi anni. L’affermarsi delle applicazioni di messaggistica e dei social network ha assolto a funzionalità per le quali, un tempo, si faceva ricorso alle compagnie telefoniche ed ai loro (cari) SMS e MMS. A quanto pare, però, la pacchia – per noi utenti e non solo – potrebbe esser finita: l’AGCOM vuole che le società social e di messaggistica paghino gli operatori telefonici per le reti che usano

La notizia è stata diffusa nelle ultime ore da Repubblica la quale ha potuto visionare il contenuto dell‘indagine “Servizi di comunicazione elettronica” condotta dal membro anziano dell’AGCOM, dottor Antonio Preto.

Scrive Preto che il panorama delle comunicazioni è cambiato nell’ultimo periodo e, dati alla mano, è impossibile dargli torto. Nel 2011 le società di telecomunicazioni erogavano la bellezza di 90 miliardi di messaggini mentre, nello scorso 2015, la quota è scesa a “soli” 32 miliardi e la tendenza è ancora in calo. D’altro canto, le più diffuse app di messaggistica (per l’Italia Messenger e Whatsapp di Facebook, e Telegram, usate complessivamente da 46,7 milioni di italiani) maneggiano un volume d’affari in confronto al quale quello degli SMS è, oramai, risibile. Insomma, è abbastanza ovvio che alle Telco stiano un po’ girando le…scatole.

E Preto, con quest’indagine, si è fatto portavoce proprio delle istanze delle Telco. Secondo l’esperto dell’AGCOM in questione, le società che offrono servizi social e di messaggistica dovrebbero corrispondere un pedaggio, questo però equo e proporzionato, alle società delle quali utilizzano le reti (e le numerazioni). Ovviamente questo si tradurrebbe un ammanco per queste società che, tuttavia, potrebbero rivalersi nei confronti degli utenti, magari accedendo al loro credito telefonico: o con abbonamenti ad hoc, o erogando dei servizi aggiuntivi a pagamento.

Decisamente una scelta curiosa tenendo conto che tutte le app di messaggistica attuale sono gratuite: persino Whatsapp ha, da pochi mesi, abolito il canone annuo simbolico di 0,89 cent di euro, preferendo ricavare i suoi introiti dalla profilazione pubblicitaria degli utenti. 

Profilazione che pure finirebbe sotto la lente dell’AGCOM: le società che offrono programmi di messaggistica, nella visione del dottor Proto, dovrebbero rispettare le leggi nostrane – più severe – sulla tutela della privacy e, oltre a consentire le chiamate d’emergenza al 112 ed al 113, dovrebbero attivare dei call center italiani al fine di gestire più correttamente le problematiche relative alla privacy dei loro utenti. 

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