Vasco Rossi si racconta nei tratti del "sopravvissuto"

In un'intervista di Cesare Cremonini, Vasco si racconta decennio dopo decennio. Le difficoltà nella vita del rocker non sono bastate per metterlo a tacere: "Sono un sopravvissuto!".

Vasco Rossi si racconta nei tratti del "sopravvissuto"

Vivere o sopravvivere” cantava Vasco Rossi nel 1993. Scelta che oggi, con la pandemia, si rinnova. Cesare Cremonini, cantautore e direttore artistico dell’ultimo numero di Vanity Fair, ha chiesto al rocker italiano di raccontare con “Una piccola lettera sulla sopravvivenza” in questo tempo di lockdown. Vasco accetta la sfida affermando: “Se non sono un sopravvissuto io… io sono un… Super Vissuto!“.

La missiva di Vasco introdotta con “sto bene, grazie…“, entra in fretta nella realtà che tutti stiamo vivendo: “È veramente un brutto periodo”, che il rocker non esita a definirlo “Una catastrofe planetaria” non immaginabile, solo un meteorite avrebbe potuto fare di peggio. Il sistema sanitario non potrà reggere a lungoE noi?”, il bisogno di stare insieme, di urlare e di cantare non è venuto meno, ma ancora per un po’ si dovrà stare chiusi, in casa… è “molto lontana la possibilità di fare concerti… Ma sopravvivremo anche a questo“, ha scritto Vasco.

Poi si il cantante si racconta come un “sopravvissuto” o, meglio un “Super Vissuto. Era ragazzino, in un paesino sperduto sull’appennino emiliano, Zocca, ma ha saputo sopravvivere “alla “noia”. Da quel paese “bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare“. L’occasione per uscire è stata Punto Radio fondata da Vasco insieme ad un “gruppo di amici storici“.

Il cantante riconosce di essere “sopravvissuto” anche “agli anni ’70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate rosse, Lotta Continua e Potere Operaio“. Non apparteneva a nessun schieramento ideologico, amava sentirsi un “indiano metropolitano“, un “anarchico“. Di quel tempo Vasco ricorda lo stile “sincerità e dialogo nella coppia innanzitutto” vissuto con una femminista che alla sua “prima confessione di tradimento” lo ha lasciato.

Gli anni successivi per il rocker sono “quelli più stupidi del secolo, ma anche i più belli e divertenti“, sono gli anni del sogno in cui ha potuto manifestare il suo pensiero “contro i perbenisti, i moralisti, i furbetti“. Con tono di fierezza afferma di essere “sopravvissuto alla droga e agli eccessi di quegli anni. Ne ho combinate di cazzate, Ma le ho anche pagate tutte“.

Ricorda gli anni ’90 come quelli della carriera e della famiglia confessando che per un rocker la famiglia è “la scelta più trasgressiva“. E’ riuscito grazie a Laura, artefice e compagna straordinaria a tenere in piedi la sua famiglia. Riconosce che il “progetto famiglia”, è stato amato dai due per questo è divenuto “qualcosa di solido” che solo insieme si poteva costruire. La famiglia “va oltre alla passione e si trasforma via via in affetto, amore” ha affermato il rocker.

Un po’ di depressione è venuta quando “gli amici hanno cominciato a morire intorno, Lolli, Massimo, Marietto…erano gli anni zero. Il successo continua negli anni 10 con “Eh… Già“. Ma è questo anche il tempo delle “tre malattie mortaliquando nel 2011, è “andato in coma per 3 o 4 volte“. Di fronte alla pandemia Vasco ha una certezza: “sopravvivrò anche a questo“, ammette che potrebbe morire “di noia per il lockdown“, salvarlo c’è una nuova canzone in uscita il primo gennaio 2021, e garantisce che “sarà una canzone d’amore“.

Continua a leggere su Fidelity News