R. Kelly, cantante di "I Believe I Can Fly", condannato a 30 anni per "abusi sistematici" su minorenni

Il cantante R. Kelly, noto per la hit "I Believe I Can Fly", è stato condannato a 30 anni di prigione per abusi sessuali sistematici. "Usava la sua fama ed il suo potere per deviare ragazzi e ragazze minorenni per la sua gratificazione sessuale".

R. Kelly, cantante di "I Believe I Can Fly", condannato a 30 anni per "abusi sistematici" su minorenni

R. Kelly ha ricevuto mercoledì 29 giugno una condanna a 30 anni che dovrà trascorrere in una prigione federale, dopo decenni di accuse di abusi sessuali che sono finalmente sfociate in un processo. Il cantante di “I Believe I Can Fly“, ha stabilito il tribunale, usava la sua fama per abusare sessualmente di giovani fan, inclusi alcuni che erano ancora bambini, in uno schema di abusi fisici e psicologici sistematici che è andato avanti per decenni.

Sono stati ben 45 i testimoni che, nella corte di Brooklyn, hanno raccontato le proprie terribili esperienze con il cantante 55enne, che aveva ideato uno schema per “colpire, manipolare e sfruttare giovani ragazze, ragazzi e donne“. È stata la prima volta che le sue vittime hanno avuto modo di far sentire la loro voce, dopo decenni in cui le loro accuse venivano largamente ignorate perché in gran parte si trattava di donne di colore.

La caduta dalle stelle alle stalle per R. Kelly, noto come “Il Re dell’R&B”, è stata molto lenta, nonostante le accuse nei suoi confronti circolassero pubblicamente sin dagli anni ’90. Nel 2008 a Chicago fu accusato di pedopornografia, ma la giuria lo assolse dalle accuse, ed i suoi crimini sono andati a lungo ignorati grazie alla protezione ricevuta grazie alla sua popolarità, tanto che nel 2013 collaborò con Celine Dion, Mariah Carey, Mary J. Blige e registrò un singolo con Lady Gaga per il suo atteso album “ArtPop”. L’artista è andato avanti impunito fino all’insorgere del movimento #MeToo e del documentario “Surviving R. Kelly”.

Molte delle vittime hanno testimoniato di essere state soggettead ogni voglia sadistica e perversa” del cantante fin da quando erano minorenni. Erano state tutte obbligate a firmare moduli di non divulgazione e venivano sottoposte a minacce e punizioni corporali se infrangevano le “Regole di Rob”. Le giovani non potevano uscire dalle loro stanze, neanche per mangiare o andare in bagno, senza il permesso di Kelly, e dovevano sempre chiamarlo “paparino”. Molte temevano che, testimoniando contro di lui, il cantante avrebbe diffuso video porno che le vedevano protagoniste, e alcune di loro sono state contagiate dall’herpes dal musicista, che non aveva svelato di avere una malattia sessualmente trasmissibile.

Sono state inoltre portate prove che dimostravano il matrimonio illegale per proteggere Kelly dopo che temeva di avere messo incinta la cantante Aaliyah nel 1994, quando lei aveva solo 15 anni e lui 27. I due furono sposati con una licenza che la spacciava falsamente come 18enne. La promessa della musica morì a soli 22 anni in un incidente aereo nel 2001.

La difesa di Kelly, che appellerà la sentenza, ha chiesto lenienza per il cantante perché “ha avuto una infanzia traumatica, costellata da povertà, abusi sessuali e violenza“, ma non è servito ad evitare la dura condanna per i suoi crimini. La giuria lo ha trovato colpevole di traffico e violazione della legge contro il traffico sessuale nota come Mann Act.

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