Eurovision Song Contest 2020, l’Ungheria si ritira: “Troppo gay-friendly”

Secondo quanto annunciato dal famoso quotidiano britannico "The Guardian", l'Ungheria si è ritirata dalla competizione canora perché troppo esposta verso la comunità Lgbt. Un giornalista a favore di Orbán descrive lo show come una «flottiglia omosessuale».

Eurovision Song Contest 2020, l’Ungheria si ritira: “Troppo gay-friendly”

È ufficiale l’Ungheria si è ritirata definitivamente dall’Eurovision Song Contest 2020: il famoso e amato festival europeo della canzone dove ogni Paese gareggia mediante un proprio artista-rappresentante per onorare la musica. Secondo quanto riportato dal noto quotidiano britannico The Guardian, il governo di desta dell’Ungheria ha reputato il contesto canoro “troppo gay” per il Paese di Viktor Orbán.

Non è la prima volta che l’Ungheria si rifiuta di partecipare infatti, nel lontano 2010, non partecipò alla gara per via delle pesanti difficoltà economiche di Mtva, che aveva affrontato un taglio di più del 50% del  budget. Adesso nel 2020 il motivo del ritiro sarebbe dovuto alla vocazione troppo Lgbt dell’Eurovision: “Invece di prendere parte all’Eurovision Song Contest nel 2020, sosterremo le preziose produzioni create dai talenti della musica pop ungherese”.

Tale affermazione arriva da un comunicato della Mtve per spiegare le ragioni della loro decisione molto allineata alla drastica propaganda a favore della famiglia tradizionale diretta e capitanata da Orbán. Molti ungheresi di destra hanno più volte attaccato il “mondo gay friendly” paragonando l’omosessualità alla pedofilia e molti giornalisti, tra cui András Bencsik, hanno addirittura affibbiato l’Eurovision come una flottiglia omosessuale: “Accolgo con favore la decisione che l’Ungheria non faccia parte della flottiglia omosessuale a cui è stata ridotta questa competizione canora internazionale in cui la distruzione della pubblica decenza avviene tramite travestiti che strillano e donne barbute”.

Tali dichiarazioni sono un chiaro attacco all’Austria, in riferimento a Conchita Wurst, vincitrice dell’edizione 2014 avvenuta a Copenaghen in Danimarca. In quella famosa finale furono molte le critiche per una “semplice barba” mostrata dal cantante Thomas Neuwirth, in arte Conchita Wurst, che nelle vesti di dark queen portò in quel magico palco tutto il suo talento. La vittoria, del tutto merita grazie alla potenza del brano “Rise Like a Phoenix”, suscitò attacchi ferrati all’artista e a tutta la comunica gay-friendly. Per fortuna le critiche non sono riuscite a limitare il talento di Conchita che ha continuato a incantare il mondo interno con il suo grande talento e con la sua potente voce.

Un vicino rappresentante del primo ministro ungherese Viktor Orbán ha smentito ogni dichiarazione definendole «fake news» ma ancora una ragione chiara di tale decisione non è stata spiegata in maniera soddisfacente. In passato, anche altri governi si sono schierati contro la libertà manifestata dell’Eurovision tanto che nel 2014 un parlamentare russo ha proposto alla sua Nazione il ritiro, in quanto il contest era in forte contraddizione con il percorso di rinnovamento morale che il Paese stava avviando.

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