“Play Hard”, il nuovo singolo da cinquanta milioni di views di David Guetta featuring Ne-Yo e Akon, è un gioiello di tamarraggine facile e cattivo gusto, come si confà ai successi mondiali. Si perché a diventare una star o c’hai il talento e qualcosa di importante da dire o da esprimere al mondo, oppure fai prodotti perfetti. Perfetti per milioni di persone. Mica facile, eh. Ci vuole talento anche per questo, ovvio. Bisogna lavorare duro e giocare duro. Tutto alle slot e ai monopoli di stato. Cicchette e alcolici. E il divertimento è assicurato.
Di seguito, un’analisi complessa e illuminante del ritornello di “Play Hard”:
- Work hard, play hard
Si, lavora duro, gioca duro. Come se non ci fosse un domani. - Work hard, play hard.
Già detto. Immagino per lui sia importante. - We work hard, play hard
Già detto! Ma non pensa a chi un lavoro non ce l’ha? Non pensa ai bambini?!? - Keep partyin’ like it’s your job
Ok, è ufficiale: mi sta prendendo per il culo. E lo farà per buona parte della canzone. Tipo tutta. Ma che ce frega, ma che c’importa. Nessuno fa una grinza ad andare in discoteca in vacanza. Potrebbe essere traumatico per chi ti conosce vederti accennare un movimento di testa a ritmo di David Guetta che ti dice di divertirti indossando scarpe assurde e facendo finta che vada tutto bene. Si, fino a qui tutto bene. Mi ricorda qualcosa. Un film francese che parlava di periferie, sbirri e pistole. Non lavoravano, né giocavano. Fino a qui tutto bene. Ché l’importante non è la caduta, ma la botta. Un altro mojito, grazie, che mi devo giocare i risparmi al banco. Ma lo faccio ballando e divertendomi un sacco, giuro.
Tutto questo per dire cosa? Che il signor David Guetta vuole che vi giochiate tutto al gratta e vinci. Ma solo dopo aver lavorato sodo per qualche multinazionale senza scrupoli che sfrutta stagisti sottopagati e scimmie urlatrici.