08 dicembre 1980: l’omicidio di John Lennon

Un soggetto psicolabile lasciò sul selciato John Lennon. All'origine, forse la lettura di un best seller di quegli anni che a sua volta armò anche la mano di un altro attentatore.

08 dicembre 1980: l’omicidio di John Lennon

L’8 dicembre cade l’anniversario dell’omicidio di John Lennon. Andando a ritroso nel tempo, forse fu un romanzo il punto d’innesco di questa terribile vicenda.

Un libro dalla copertina molto particolare, anzi, proprio senza particolari: solo il titolo e l’autore stampati su uno sfondo bianco. È Jerome David Salinger, scrittore ermetico e minimale come la frugale prima pagina di quello che diventerà un classico letterario americano: “Il giovane Holden”.

Un romanzo come movente

Senza soffermarsi troppo su biografia e trama dell’opera, basti sapere che il racconto riscosse un grande successo e assunse, come anche in altre produzioni di Salinger, un significato più psicanalitico che meramente narrativo. L’autore newyorkese si fece infatti interprete e portavoce dei malesseri tipicamente giovanili degli anni seguenti la seconda guerra mondiale e diede l’impulso alla nascita della Beat Generation, oltre che della rivoluzione sessantottina.

Due lettori particolarmente suggestionabili

A questo punto, è lecito chiedersi cosa collega questa prefazione letterario al titolo di questo articolo. Due delle milioni di copie dell’opera furono acquistate da altrettanti due personaggi che saranno tristemente ricordati dalle prime pagine dei giornali dell’epoca: John Hinckley Jr. e Mark David Chapman. Ora, concordiamo tutti sul fatto che qualsiasi opera artistica, sia essa film o canzone o libro, si presti a interpretazioni soggettive che variano da persona a persona. Questi due strani lettori, a loro detta, rimarranno tanto suggestionati dalla lettura del romanzo di Salinger, che passeranno alla storia come feroci criminali. Il primo, John Hinckley Jr. attentò alla vita del quarantesimo presidente USA, Ronald Reagan, perché, emulando l’Holden del libro, quel gesto gli avrebbe consentito di angelizzarsi. In seguito si scoprì che fu invece una delusione sentimentale a fargli azionare il grilletto. Ma questa è un’altra storia. Noi vogliamo puntare i riflettori su Mark David Chapman, perché è proprio a causa sua se l’8 dicembre è anche una tragica ricorrenza soprattutto per il mondo della musica. Un terribile finale per una leggenda della musica: l’omicidio di John Lennon.

Mark David Chapman aveva una copia dell’album “Double Fantasy” che il Beatles John Lennon aveva dato alle stampe dopo cinque anni di silenzio discografico. Ed era riuscito a farselo autografare personalmente dal celebre artista che in quel periodo era di stanza negli appartamenti The Dakota di Central Park a New York con la moglie Yoko Ono. Una foto, divenuta ormai storica, immortala il momento dell’autografo. Chapman, di professione guardia giurata, infanzia difficile, ultra religioso, attenendosi a quanto letto in quel romanzo, meditava da tempo di “purgare” una delle tante star che cantano di una vita senza lussi e poi vivono come nababbi.

Un tragico epilogo

Tuttavia, alla fine la scelta ricade sul leader dei Beatles, a suo dire reo di essere un miscredente. Furono queste le convinzioni che, alle 22.52 dell’8 dicembre 1980, armarono la mano della guardia giurata venuta dalle Hawaii per punire l’infedele John. Ehi Mister Lennon! e Mark David Chapman gli scarica addosso cinque colpi dalla sua 38 mm. Sono i proiettili di uno squilibrato a far finire nel sangue quella che, fino ad un attimo prima, era stata una leggenda musicale vivente che da infante era invece riuscita miracolosamente a sopravvivere alle bombe della seconda guerra mondiale. E pensare che, qualche ora prima, al momento dell’autografo, John Lennon gli chiese se avesse bisogno di qualcos’altro. Sì, Chapman, oltre alla firma, aveva bisogno di prendersi anche la sua vita. E di un atto di autoglorificazione.

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