Huawei Mate 30 Pro e Mate 30: top gamma quasi reflex ma con software monco

L'attesissimo evento Huawei ha avuto luogo e, con esso, è stato alzato il sipario sui nuovi top gamma del gruppo cinese di Shenzhen che, in tema di hardware, e specialmente col comparto fotografico Leica, non si è smentito, pur con dolorose rinunce software.

Huawei Mate 30 Pro e Mate 30: top gamma quasi reflex ma con software monco

Nel corso dell’evento tenutosi a Monaco di Baviera, Huawei – sul palco tramite il Ceo Richard Liu – dopo aver illustrato i successi aziendali nei primi 8 mesi dell’anno in tema di smartphone, wearable, PC e smart audio, ha presentato i nuovi top gamma Huawei Mate 30 e Mate 30 Pro.

L’Huawei Mate 30 Pro (158.1 x 73.1 x 8.8 mm, per 188 grammi) ha un display Amoled FULLHD+ da 6.53 pollici, con ampia saturazione del colore (DCI-P3 HDR), migliorato (del 25%) sistema di contenimento della luce blu, e apposito motore per il rendering cinematografico del colore. La particolare curvatura (88%) ai lati, detta Horizon, rende invisibili i bordi laterali, del tutto privi di pulsanti fisici, sostituiti da aree sensibili (side touch) al tocco nella regolazione del volume (due tap per il relativo toggle di regolazione) e nell’attivare l’app fotocamera. Il notch superiore, trapezoidale, è molto ampio visto che, oltre alla selfiecamera, da 32 megapixel (f/2.0, effetti Bokeh professionali), sono presenti anche un sensore ToF ed uno per il Face Unlock 3D (che non sostituisce lo scanner per le impronte, nascosto sotto il display): manca apparentemente la capsula auricolare, visto che il suono viene erogato tramite la vibrazione del display (Acoustic Display).

La sezione posteriore dello chassis, IP68, è redatta nelle colorazioni Black, Space Silver, Cosmic Purple, ed Emerald Green, con doppia finitura che, da una parte più scura in alto, degrada verso un basso più chiaro, onde occultare le ditate ove serve. Sarà allestita anche un’edizione in ecopelle, nelle tinte Orange e Forest Green.

A popolarla, centralmente, un maxi oblò contenuto in una finitura lucida, con 4 sensori: a quello per la profondità, necessario per gli effetti di realtà virtuale/aumentata, ed al teleobiettivo da 8 megapixel (f/2.4, stabilizzato otticamente, zoom ottico 3x, digitale 30x, ibrido 45x) si affianca una coppia, con una MovieCamera ultragrandangolare da 40 (f/1.8, obiettivo da 18 mm con ISO 512000) ed una SuperSensing grandangolare ancora da 40 (stabilizzazione ottica, f/1.6, obiettivo da 27 mm con ISO 409600) megapixel. Tra le feature di questo comparto da vera reflex (tanto che il device viene venduto anche nella Huawei CameraKit con gimbal Osmo mobile 3), la stabilizzazione duale (ois/ais), modalità Bokeh in tempo reale durante i filmati, video sino a 4k@fps, slow motion sino a 7.680 fps, time lapse anche 4K HDR+ a 30fps, migliorata modalità notturna.

A livello computazionale, il processore è l’octacore (2.86 GHz) Kirin 990 a 7 nanometri, con centro neuronale AI Da Vinci, abbinato ad una GPU (con ottimizzazioni Turbo) Mali-G76 MP16: il tutto viene raffreddato (anche di 3.9° dopo un’ora di chiamata in 5G) da un sistema di dissipazione via filtro di grafene. RAM e storage (espandibile) arrivano rispettivamente ad 8 e 256 GB.

Encomiabile il reparto connettività (che nella variante con modem Balong 5000 comprende anche il 5G), nello Huawei Mate 30 Pro si ravvisa un dual SIM ibrido, il Wi-Fi ac dual band (con hotspot, direct, DLNA), il Bluetooth 5.0 LE (con axtX HD e A2DP), il 4G, un emettitore di infrarossi ed un modulo NFC, il GPS (con reti A-GPS, BDS, Galileo, Glonass, QZSS), ed una porta microUSB Type-C per caricare la batteria, da 4.500 mah, con carica rapida SuperCharge sia cablata (40W) che wireless (27W), oltre che inversa.

Il Mate 30 (160.8 x 76.1 x 8.4 mm, per 196 grammi), altro smartphone atteso dalla giornata, è ben differente dal precedente. Nel contesto di uno chassis certificato solo IP53, il display AMOLED FULLHD+ da 6.62 pollici, totalmente piatto (FullView, in una diarchia tipica di alcuni vecchi Galaxy S), ma sempre con ottima tutela dalla luce blu (ridotta financo al 65%) ed elevato supporto cromatico (DCI-P3 HD ), ospita, in una tacca più piccola, mancando i sensori per l’unlock tridimensionale, una selfiecamera ridotta a 24 (f/2.0) megapixel (oltre a una capsula auricolare, consentendo quindi un’emissione stereo, a 32-bit/384kHz).

Anche sul retro, nel comunque presente oblò, emergono compromessi, con solo 3 sensori, in cui quello principale SuperSensing, da 40 (f/1.8, 27 mm, ISO 204800) è seguito da uno ultragrandangolare da 16 (f/2.2, obiettivo da 17 mm) e da uno telescopico da 8 megapixel (f/2.4, 80 mm, macro da 2.5 cm), all’interno di un set sempre con doppia stabilizzazione (ois/ais). In compenso, in ottica multimediale, è presente il jack da 3.5 mm.

Confermate le connettività, il processore e la GPU, l’Huawei Mate 30 rinuncia a qualcosa anche nelle memorie, RAM e storage espandibile, da 6 e 128 GB, come pure nella batteria, che sempre supportata dalla ricarica rapida (cablata a 40W e wireless a 27W), cala leggermente di capienza, a 4.200 mAh.

Capitolo software e distribuzione

Huawei Mate 30 e Mate 30 Pro saranno distribuiti con l’interfaccia EMUI 10 basata su una versione open di Android 10, priva di servizi ed app Google, ma con diverse funzionalità interessanti: tra queste, una funzione occultante dei contenuti a schermo basata sul 3D Unlock (nel Pro), l’offuscamento IMEI, Air gesture, il mirroring dello schermo con i notebook Huawei, la dark mode, ed un app gallery (stile Play Store).

Per i prezzi, attestato che dovrebbe arrivare in Europa, verso Novembre, solo la versione Pro, non vi sono indicazioni: in ogni caso, il costruttore, per farsi perdonare, ha confermato la variante Mate 30 RS (Porsche Design), sostanzialmente una Pro con retro in pelle bicolore rossonera con anello per l’impugnatura, che fa anche da stand e, all’interno, 12 GB di RAM e 512 GB di storage.

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