L’idea di realizzare uno smartphone modulare non è certo un qualcosa si nuovo: è risaputo che Google sta lavorando, in tal senso, al mitologico “Project Ara” e che LG, nelle scorse settimane, ha commercializzato il primo esemplare realmente modulare (seppur di poco) di smartphone componibile, l’LG G5, Tuttavia, il concept annunciato – nelle scorse ore – dall’Università di Bristol ridefinisce radicalmente il concetto di device modulare.
Innanzitutto, è bene precisare che “Cubimorph”, il prototipo realizzato dall’Università di Bristol (in collaborazione con gli Atenei di Purdue, Sussex e Lancaster) è un concept meccanico NON funzionante realizzato al solo scopo di far capire dove potrà spingersi la modularità dei device un domani.
Entrando nel dettaglio, si tratta di uno smartphone composto da piccoli cubi che, nell’aspetto, ricorda un po’ il Cubo di Rubrik, ma senza colori. I cubi di cui è composto presentano minidisplay touch su ognuno dei loro 6 lati ed hanno vistosi meccanismi di aggancio.
Di solito, gli smartphone componibili oggi allo studio puntano a cambiare le componenti basilari a seconda dell’uso che si vuol fare del dispositivo mentre, nel caso di Cubimorph, a cambiare – a seconda dell’uso del device – è anche la forma di quest’ultimo!
Ad esempio, nel caso si voglia telefonare, la striscia di minicubi potrà disporsi in forma di mattonella orizzontale (quella tipica degli smartphone, appunto) mentre, nel caso si voglia giocare, lo smartphone modulare Cubimorph si ricomporrà a forma di 8 orizzontale, a ricordare l’aspetto delle tipiche consolle portatili (o dei controller). Da notare, inoltre, che Cubimorph dovrebbe essere implementato da alcuni algoritmi piuttosto avanzati in grado di suggerire la combinazione migliore a seconda dell’uso che si vuol fare: tutto al fine di ottimizzare l’ingombro e la disposizione dei minicubi touch.
Come detto, però, Cubimorph – che verrà presentato presto alla International Conference on Robotics and Automation di Stoccolma – è un concept meccanico non funzionante. Occorrerà ancora superare diverse difficoltà come la gestione degli agganci tra i blocchi e la disposizione delle componenti elettroniche interne (tra le quali, la sempre molto ingombrante batteria).
Insomma, l’idea di uno smartphone “magmatico” e ipermodulare c’è ma non ancora la tecnologia che ne consenta la realizzazione pratica: per quella, quindi, occorrerà ancora attendere i progressi della scienza e della tecnologia.