Vittorino Andreoli, lo psichiatra intervistato da Huffpost: "Se c’è una speranza è nei ‘Nessuno’ che abbiamo intorno"

Il Professor Vittorino Andreoli, psichiatra e studioso, ha rilasciato un'intervista ad Huffpost dove spiega le tematiche del suo ultimo libro “Homo incertus”, edito da Rizzoli.

Vittorino Andreoli, lo psichiatra intervistato da Huffpost: "Se c’è una speranza è nei ‘Nessuno’ che abbiamo intorno"

Lo psichiatra e studioso dell’uomo contemporaneo, Vittorino Andreoli, presenta il suo ultimo libro dal titolo “Homo Incertus” e lo fa grazie ad una intervista a Huffpost durante la quale spiega le diverse riflessioni che sono contenute nella sua opera, basata su quel senso di incertezza che pervade la nostra società sotto tanti punti di vista, come ad esempio la famiglia, le relazioni con il prossimo fino ad arrivare al nostro io interiore.

È un’insicurezza paralizzante che ci investe dentro di noi e fuori di noi. Il risultato è un uomo che finisce per vivere malissimo e per non fare nulla, che non ha nemmeno più il coraggio di agire“, spiega il professore Andreoli e continua affermando che il coraggio si lega alla paura, ma non deve diventare panico

Rivela inoltre che il suo compito di psichiatra è di provare a fare comprendere la necessità di agire e di cercare quelle sicurezze che oggi non ci sono più nella società odierna: ecco il senso del suo libro e del titolo. Questa stessa società che per Andreoli è immersa in una costante guerra “reale e figurata“.

Va poi a spiegare cosa intende per “guerra“, una guerra reale dove siamo sempre sotto il costante pericolo di un attacco bellico e poi c’è la guerra della politica che ha perso ogni interesse per il bene comune: “Perché questa viene gestita spaventando i cittadini che ogni giorno si alzano e si chiedono cosa ne sarà del Governo, cosa ne sarà della “guerra” scatenata dalla politica”. Anche la religione che un tempo era il rifugio di anime spaventate, ha perduto lo scettro della sicurezza che infondeva: “Le Chiese sono diventate un pericolo anch’esse oppure ci sono Chiese dove non si respira più il Trascendente. Sono chiuse”. 

Per Andreoli, il futuro dei giovani è privo di sicurezze, dovrebbero avere la certezza di una pensione, invece anche questo aspetto non fa che creare insicurezze. Altro tallone di Achille si trova nella sanità: “Avranno la possibilità di andare in un Pronto Soccorso ed essere ricevuti? La Sanità dovrebbe darti sicurezza e invece c’è il terrore di entrare in un ospedale”. E poi rimane quel senso di insicurezza anche dentro l’essere umano che potrebbe anche accettare di vivere in un mondo disperato – come lui stesso lo definisce – ma avere comunque la certezza di una pace interiore: “Invece neanche questo ci è concesso”.

Altro dramma moderno risiede nella famiglia che dovrebbe essere per antonomasia un porto sicuro e invece ha perso, per lo psichiatra, quel senso di protezione: ” E’ il luogo dove c’è maggiore violenza”. Per Andreoli nella società viene diffuso il terrore, e porta come esempio la diffusione del Coronavirus: “Si legge che vaga, che si sposta, forse è arrivato in Australia, forse con una mutazione può arrivare in Europa. Questo è terrore“.

La politica ha interesse a generare paura e terrore, perché risulta molto più facile governare “persone impaurite e nella miseria”. Cercando di trovare una soluzione, Andreoli ipotizza di dover tornare al concetto di società occidentale che purtroppo – secondo la sua opinione – sta morendo e se ne dispiace. Per lo studioso la priorità assoluta dovrebbe essere il dare sicurezza: “La forza prima di tutto è in una democrazia che permetta di eleggere e di togliere, che permette di scegliere i propri rappresentanti, che crede nelle istituzioni, nell’uomo. (…) Bisogna riscoprire l’umanesimo”.

Per Andreoli bisogna riscoprire il piacere dell’altruismo, del saper donare: “La soddisfazione, la gratificazione di per-donare, nel senso di dare qualcosa di sé. Ritrovare il senso dell’altro, non avere la cultura del nemico”, riscoprire quindi la gratitudine e tenere in considerazione l’altro, il prossimo, quelle persone perbene che però non contano come dovrebbero nella nostra società: “Se c’è una speranza è nei NESSUNO, lo scriva in maiuscolo. Io voglio essere un NESSUNO”.

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